Negli ultimi anni la robotica ha suscitato un grande interesse tra i docenti, sempre più indicata come un valido strumento sia per sviluppare le abilità cognitive e sociali degli studenti dalla scuola materna alla scuola superiore, sia come supporto all’apprendimento multi disciplinare.
In molte scuole sono stati avviati diversi progetti di apprendimento mediante l’utilizzo di robot. Si tratta di un modo nuovo di fare docenza sia per gli insegnanti che per gli studenti in grado di avviare in questo modo percorsi nuovi di alfabetizzazione digitale.
Molto interessante è l’esperienza raccontata da Alfonso D’ambrosio, docente di un Istituto superiore di Monselice su Agenda Digitale .
Nella scuola primaria di Ospedaletto Euganeo, grazie alla collaborazione dell’IIS Cattaneo di Monselice, “Nao è stato il protagonista di un pomeriggio fatto dapprima di meraviglia, di stupore e di divertimento, grazie ad attività di interazione sapientemente gestite dai ragazzi più grandi, e poi di scoperta delle potenzialità offerte dalla programmazione e della robotica”.
Il robot Umanode NAO è stato utilizzato per raccontare a dei bambini attraverso una semplice fiaba dell’importanza dell’acqua:”di una gocciolina d’acqua, che dalle nuvole diventa neve e stabilisce un patto di amicizia con un bambino che la raccoglie” ed ha dimostrato ha raccontato il professore che possono essere di ausilio per le persone in difficoltà. I bambini della scuola primaria hanno spesso fra le mani giocattoli-robot, molte volte copie di personaggi dei cartoni animati, e si avvicinano con curiosità e interesse ad esperienze che prevedano la costruzione o l’utilizzo di robot.
L’incontro con Nao ha motivato i bambini e le bambine ad affrontare con entusiasmo il loro percorso verso la robotica muovendo con gioia i “primi passi che li porteranno a vivere come protagonisti il loro futuro”.
Diversi sono i fattori necessari per realizzare esperienze importanti secondo D’Ambrosio (eletto miglior docente innovatore italiano nel 2016): dalla collaborazione dei dirigenti scolastici, dalla collaborazione tra i docenti, dalla competenza necessaria per utilizzare al meglio i robot e soprattutto nella gestione e nella programmazione delle interazioni del robot.
In generale il coding sta prendendo sempre più piede in Italia. Se da una parte siamo ancora carenti come materie d studio grazie ai MOOC, e ai corsi di formazione per insegnanti gratuiti online sviluppati dall’Università di Urbino, “la presenza del coding nelle scuole è oggi massiccio e sistematico”.
Lo ha affermato Bogliolo il coordinatore dell’evento CodeWeek EU, che ha visto quest’anno L’Italia forte protagonista ,all’interno del quale è stato lanciato il “Programma il Futuro” che ha l’obiettivo di divulgare l’importanza del codice nelle scuole.
“Per partecipare” dice Bogliolo “l’unica cosa che serve è la voglia dell’insegnante. Non ci sono scuse legate alla dotazione e alla connettività. Ci sono mille modi di fare coding, con e senza computer. E a costo zero”. Il coding senza computer? “
In Sicilia, una scuola ha dipinto mille magliette con le bolle colorate simbolo di CodeWeek e hanno coinvolto il Paese in un flashmob. “Non è tanto importante l’attività di programmazione, quanto creare un coinvolgimento emotivo”.
Ma quanto si studia il coding in Italia? Se gli obiettivi del programma erano due: coinvolgere almeno il 40% degli istituti scolastici e svolgere almeno 10 ore di attività nel 9% delle classi. I risultati sono stati ampiamente superati: il programma ha toccato 5856 scuole, pari al 71% del totale. E il 22% delle classi ha fatto almeno 10 ore di coding.
Finalmente l’Italia dà, quindi, segni confortanti di trasformazione digitale della didattica. Ci si è resi conto delle competenze che i ragazzi devono avere perché per fare trasformazione digitale occorre avere le basi della programmazione e perché sapere di coding vuol dire acquisire un pensiero computazionale: in sostanza, non può esistere una Industria 4.0 e una scuola digitale se gli studenti non imparano ad usare i computer.
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