Un modo per innovare la scuola quello applicato in una scuola di Campobasso, in Molise, l’istituto comprensivo Igino Petrone, concepito subito dopo il periodo di pandemia da Covid-19. La sperimentazione, in atto su alunni dai 3 anni ai 14 anni, è stata denominata “Didattica da…Fuoriclasse”.
“La scuola ha fatto tesoro dell’esperienza vissuta, che ha stimolato i professionisti a rimettersi in gioco, abbandonando il ruolo di ‘saggio in cattedra’ e progettando ‘sceneggiature didattiche’ ideate in modo da guidare ogni studente nella costruzione del proprio apprendimento. Ciò ha consentito a ciascuno di scegliere i percorsi ritenuti appassionanti e corrispondenti alle proprie attitudini, all’interno di un vero e proprio ‘Paesaggio Didattico’, afferma l’istituto diretto da Giuseppe Natilli, che afferma che i risultati dell’esperimento sono stati “eccellenti”.
Le attività
La sperimentazione ha coinvolto tutti i gradi scolastici. Il focus di questa “ricerca-azione” è la necessità di testare nuovi paradigmi di apprendimento e quindi la messa in campo di una didattica centrata sullo studente, capace di renderlo protagonista e co-costruttore delle sue conoscenze e abilità, ma soprattutto dell’evoluzione delle sue competenze e soft skill.
L’intero istituto si è messo in gioco organizzando:
- 3 laboratori per la scuola dell’infanzia;
- 4 laboratori per le classi I e II della scuola primaria;
- 7 laboratori per le classi III-IV-V della scuola primaria;
- 1 laboratorio ponte per la V classe della scuola primaria e le classi della scuola secondaria I grado;
- 9 laboratori per la scuola secondaria di I grado.
Tutti i laboratori, curricolari e basati su metodologie attive e innovative, hanno permesso di testare nuovi paradigmi didattici e valutativi.
“La scelta del percorso è uno strumento importante per attivare la ‘motivazione intrinseca’ del discente e predisporlo all’apprendimento. Il concetto di classe si disgrega e ogni studente si iscrive al corso desiderato, che frequenterà con ragazzi appartenenti a diverse classi. Molte attività sono state progettate dai professionisti della scuola in accordo con associazioni culturali, sociali, industrie, piccole medie imprese, insomma luoghi di lavoro e di cultura che si sono trasformati in ambienti di apprendimento innovativo e condiviso tra scuola e territorio”, fanno sapere dalla scuola.
E le famiglie? Anch’esse protagoniste attive sia nella scelta che nella valutazione del sistema organizzativo della sperimentazione. Ragazzi, genitori e docenti hanno avuto modo di riflettere sull’azione sperimentale messa in atto e di esprimere il proprio punto di vista in un’ottica di continuo miglioramento.
La seconda fase della sperimentazione
La seconda fase della sperimentazione, spiegano, è un’azione di progettazione didattica verticale e condivisa, che vuole concretizzare l’art. 31 della Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dallo Stato italiano il 27 maggio 1991, con Legge n. 176, che sancisce, per ogni bambino/a e ragazzo/a, “il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età […]”.
L’intero istituto ha elaborato in verticale compiti di realtà simili, graduati opportunamente per ciascun livello scolastico, da svolgere durante l’estate e da documentare all’interno di una bacheca virtuale di classe. Le linee d’azione dell’esecuzione del compito e lo strumento di documentazione sono state scelte oculatamente e calibrate sulle esigenze e sulle competenze in sviluppo del singolo segmento e grado scolastico.
In un’azione sperimentale così complessa non poteva mancare l’occhio vigile e qualificato dell’Università degli Studi del Molise che, tramite il gruppo di ricerca INSIDE del Dipartimento SUSEF, ha osservato le azioni messe in campo dall’istituto, ha supportato i professionisti con un qualificato confronto e vedrà l’evoluzione del percorso anche durante il prossimo anno scolastico.