Quello che oggi manca alla scuola italiana è verificare in maniera più approfondita, attraverso la pratica, ciò che si apprende in teoria tra i banchi e nelle aule. Ed è ciò che si propone di fare la riforma degli I.P. (D.Lgs. 61/2017), dando nuova luce al sistema d’istruzione professionale, che ha la finalità di formare gli studenti ad arti, mestieri e professioni importanti per l’economia del nostro Paese.
Il tutto, tra l’altro, avviene rilanciando il made in Italy, attraverso l’acquisizione di competenze per permettere ai ragazzi di entrare al più presto nel mondo del lavoro.
L’obiettivo degli esperti di didattica è che queste istituzioni scolastiche diventino effettivamente scuole territoriali dell’innovazione, aperte e concepite come laboratori di ricerca, di sperimentazione e di innovazione didattica.
Fondamentali diventano, a questo punto, la didattica laboratoriale, che è un approccio alla conoscenza reale, operato mediante il fare concreto; la didattica per competenze, che individua nuove strategie da adottare in tutti gli ambiti dell’educazione e della formazione nella prospettiva del lifelong learning; le competenze chiave di cittadinanza, come anche l’uso della tecnologia, uno degli strumenti da utilizzare nello svolgimento delle lezioni, considerando il fatto che tale mezzo è il più congeniale ai nativi digitali, ed ovviamente l’esperienza di alternanza scuola lavoro.
Metodologie come il cooperative learning e il collaborative learning aiuterebbero moltissimo gli alunni, facilitando il loro apprendimento, facendo sperimentare loro, come diceva Leonardo da Vinci, la pratica, ma anche il contatto con gli altri, in un clima aperto, attivo, creativo, positivo, fatto di aiuto e scambio reciproci e soprattutto di condivisione della conoscenza.
Perché “a nulla vale la scienza senza l’esperienza”, affermava il grande Leonardo.
Proprio in questo periodo si celebrano i 500 anni dalla morte di Leonardo: il 14 marzo scorso si è tenuto, presso l’Auditorium dell’Università “La Sapienza” di Roma, un convegno proprio su questo tema, dal titolo “Leonardo, genio ribelle”.
Al convegno romano sono intervenuti Claudio Strinati, uno dei più grandi storici dell’arte italiani, il quale non ha certo bisogno di presentazioni, e Luca Caricato, più giovane, ma non meno noto, studioso vinciano, poliedrico ed eclettico: è un artista, un insegnante di storia, di storia dell’arte e di cinematografia. Ed è diventato noto alle cronache nazionali e d’oltralpe per la sua rilettura in chiave esoterica di alcuni dipinti del Genio.
Luca Caricato ha spiegato che per Leonardo da Vinci la prima grande Maestra è stata la natura: ora, si spera che la scuola italiana sia finalmente in grado di coglierne l’insegnamento. Ne beneficerebbero tutti gli alunni della nuova generazione globalizzata, moderna, a dimensione europea.
Teresa Sangregorio
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