La “didattica mista”, con metà classe scuola e metà collegata con telecamera da casa per tre giorni, con scambio di “posto” nei tre successivi, era solo “una proposta”, che comunque nella prima fase del prossimo anno scolastico sarebbe rivolta soprattutto agli studenti più grandi.
A dirlo – dopo Patrizio Bianchi, presidente della task force incaricata di gestire l’emergenza per il settore scolastico – è stata la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, all’indomani delle dichiarazioni che hanno lasciato il segno determinando pesanti critiche verso la stessa responsabile del MI, anche da parte degli alleati di Governo e con Forza Italia che è giunta chiederne la sostituzione.
La ministra ha tenuto a precisare che quelle illustrate sulla divisione delle classi a settembre “non sono decisioni già prese o imposte”, perché in realtà rimangono solo “elementi di dibattito”.
La situazione, ha puntualizzato la ministra su facebook, è più complessa di quanto illustrato ventiquattr’ore prima.
“Ci sarebbe piaciuto poter riaprire tutto e farlo subito – ha aggiunto Azzolina: il presidente del Consiglio Conte, io stessa, gli altri ministri avremmo potuto inseguire un facile consenso, cavalcando il malcontento di una popolazione comprensibilmente esausta. Ma abbiamo giurato sulla Costituzione di fare l’interesse del Paese, non di curare il tornaconto personale. La salute dei cittadini viene prima di ogni cosa”.
“Per tornare a scuola a settembre in piena sicurezza stiamo immaginando – ha sottolineato Azzolina – soluzioni flessibili che si dovranno necessariamente adattare alle varie fasce d’età degli studenti, alle strutture scolastiche e anche alla specificità delle diverse realtà territoriali“.
Quelle di “individuare in particolare per i più piccoli un’altra via che passi anzitutto dall’ampliamento dell’offerta formativa” è la linea intrapresa anche dalla vice ministra Anna Ascani, del Pd.
Pure il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi ha voluto dire la sua sulla scuola a settembre, allineandosi con Azzolina.
“Credo ci dovremo abituare per la ripresa a settembre a una certa rotazione dei ragazzi. Ci vuole un po’ di sacrificio da parte di tutti e credo che vanno privilegiati soprattutto i più piccoli, quelli che hanno più bisogno di avere un contatto diretto con la scuola, con un insegnante, e cercare di alleggerire le pressioni con quelli più adulti maggiormente in grado di potersi di potersi gestire a distanza“, ha concluso il ministro.
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