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Didattica, negli Usa aumentano i docenti che usano social come TikTok in classe: ma come verificare l’affidabilità dei contenuti?

Le reti sociali oramai costituiscono parte integrante ed attiva delle nostre esistenze pubbliche e private. Nonostante apportino incondizionati benefici quali il contatto diretto e la ricerca diretta di informazioni e la socialità che ne deriva, costituiscono una delle più acute e difficilmente gestibili dipendenze, specie per giovani e giovanissimi. Anche l’OMS, nel 2019, ha associato il termine dipendenza all’utilizzo massivo di smartphones e reti sociali correlate. L’uso in classe è limitatissimo se non assente nel Belpaese per questioni di natura educativa, morale e pratica. Nel resto del mondo, specie in Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti, i social network stanno via via divenendo dei noti ed utili strumenti di natura didattica, come riporta uno studio pubblicato su Study.com con il patrocinio della Bbc che ne ha ripreso e trasmesso i risultati.

Questi, sorprendentemente, vedono TikTok in testa: il social network immersivo per eccellenza viene utilizzato per creare contenuti multimediali ad elevato impatto per le discipline letterarie, storiche e filosofiche, considerate tra le più ostiche dagli studenti. Con il fine di creare contenuti attrattivi e multimediali, numerosi docenti (perlopiù giovani o neoassunti) fanno utilizzo attivo delle piattaforme social per la creazione, riproduzione e trasmissione di contenuti multimediali per le lezioni e non solo. I social sono inoltre un valido strumento per il superamento delle diversità in classe.

I primi ed embrionali tentativi con le discipline storico-filosofiche: un supporto per le vicende meno note

Studiosi ed educatori utilizzano sempre più TikTok per condividere vicende ed avvenimenti che raramente si trovano nei libri di testo e il loro contenuto sta trovando un pubblico attivo in classe. Un sondaggio del 2022 condotto dalla piattaforma di apprendimento online Study.com ha rilevato che un utente di TikTok su quattro negli Stati Uniti utilizza la piattaforma per scopi educativi anche in classe, con la storia che è una delle materie più popolari. Uno di questi educatori è Kahlil Greene, noto anche su TikTok come Gen Z Historian.

Il modo in cui la storia viene insegnata nelle scuole pubbliche statunitensi può variare notevolmente da stato a stato. Mentre la maggior parte dei curricula copre momenti fondamentali della storia degli Stati Uniti come la schiavitù, la guerra civile e il movimento per i diritti civili, il loro approccio a questi argomenti è spesso influenzato dalla politica locale e dalla demografia della comunità. I libri di testo della California, ad esempio, tendono a enfatizzare le esperienze dei gruppi emarginati, mentre i libri di testo del Texas generalmente le minimizzano, come ha rilevato un’analisi del New York Times.

Social Network come mezzo di superamento delle diversità in classe

Anche gli attacchi politici in Texas alla “teoria critica dell’etnia” hanno messo a dura prova l’educazione storica, ma si sono inoltre confrontati con una durissima risposta mediatica sulle piattaforme social. Tra settembre 2020 e luglio 2023, i funzionari a livello locale, statale e federale hanno introdotto quasi 700 misure per limitare l’insegnamento in materia di etnia e razzismo, secondo un tracker dell’Università della California, Los Angeles School of Law. Mentre alcuni legislatori e funzionari cercano di bannare questi contenuti in didattica pubblica con misure restrittive, tali dinamiche storiche possono essere vitali per gli studenti, e la loro trasmissione spesso deve trovare canali informativi alternativi. TikTok ne costituisce un valido esempio, anche se spesso si conferma piattaforma per la diffusione e circolazione di notizie false o logicamente forzate.

I contenuti educativi di storici e studiosi convivono con i video di creatori senza tali titoli accademici o professionali, il che può rendere difficile per l’utente medio distinguere cosa è credibile e cosa no. Alcuni autori condividono citazioni e fonti sullo sfondo dei loro video o forniscono agli spettatori più contesto nei commenti, ma gli esperti avvertono che di tali contenuti occorre mettere in dubbio autenticità, affidabilità, autorevolezza.

Andrea Maggi

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