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Didattica on line, le “spine”: privacy, studenti hacker, prof senza orari e tutela salute usano pc e giga propri

Sulla didattica distanza si è detto e scritto tantissimo. Su come farla, La Tecnica della Scuola ha proposto una sezione apposita. Ci sono però dei problemi che alla ripresa della scuola, dopo le vacanze pasquali, torneranno a galla.

Se mancano le connessioni…

Molti alunni, ad esempio, continuano a non avere possibilità di realizzarla. E questo malgrado gli istituti nelle scorse settimane abbiano ricevuto i fondi per l’acquisto di computer e tablet da dare in comodato d’uso proprio agli allievi si trovano in condizioni di disagio economico.

Secondo Mario Rusconi, presidente Anp Lazio, “oltre ai dispositivi, un ulteriore problema per le scuole è quello di fornire connettività internet alle famiglie e anche in questo caso le risorse economiche date dal ministero dell’istruzione spesso sono insufficienti”.

La mancata privacy degli utenti

Inoltre continua sempre Rusconi: “Stiamo ricevendo diverse segnalazioni dai dirigenti delle scuole della nostra regione sulla mancanza di uniformità delle diverse piattaforme di DaD alcune delle quali anche poco sicure circa il trattamento dei dati e il rispetto delle norme del GDPR”.

Continua sempre Rusconi: “Quello della sicurezza dei dati e della privacy degli utenti delle piattaforme di e-learning, studenti e docenti, è un tema estremamente delicato che va preso in seria considerazione per non trovarci poi tutti profilati avendo ceduto gratuitamente i nostri dati personali”.

Le carenze da colmare

Oltre al lavoro extra che tantissimi docenti conducono per svariate ore al giorno, c’è il nodo della formazione degli insegnanti sul come fare didattica a distanza, oltre al corretto comportamento che gli studenti devono mantenere nel recepire la didattica da casa: “Sono ulteriori due temi da affrontare subito”, dice ancora Rusconi.

“Questi mesi di attività scolastica on line – conclude il rappresentante dei presidi – devono servirci per recuperare alcune carenze tecnologiche-infrastrutturali che stiamo dimostrando di avere, oltre che una serie di lacune metodologico-didattiche nell’affrontare la didattica in internet. Fare didattica a distanza è molto più che accendere un computer e spiegare di fronte ad una telecamera”.

Hacker in erba su fanno beffe dei loro prof

Sulla didattica a distanza i problemi sono svariati: qualche giorno fa, “La Repubblica” di Napoli rivelava che “mentre i professori ancora annaspano nella selva delle piattaforme per la didattica online, gli studenti “smanettoni” li mettono al tappeto”.

A questi hacker in erba “basta ottenere da un amico le credenziali di accesso a una piattaforma e il gioco è fatto. In un istituto comprensivo del centro hanno iscritto nelle classi virtuali alunni inesistenti, hanno inserito negli elenchi Paperon de’ Paperoni e altri personaggi dei videogiochi che spopolano tra gli adolescenti, hanno modificato i link inseriti dagli insegnanti per gli approfondimenti”.

“In un liceo della città – continua il quotidiano – sulle slide dei prof impegnati nelle spiegazioni ecco comparire disegnini innocui ma estranei all’argomento trattato, ecco cuoricini e dichiarazioni d’amore, ecco slogan che inneggiano ai raid informatici. Tutto dinanzi a prof impossibilitati a fermare le incursioni, perché gli autori hanno nomi in codice difficili da identificare e le classi virtuali sono affollate di alunni presenti tutti insieme”.

Gli studenti che mettono voti

Gli intrufolamenti riguardano anche gli under 14: in una scuola media “uno studente ha addirittura anticipato i suoi prof e, fingendosi un docente, col nickname giusto, ha messo a disposizione dei compagni una piattaforma per la didattica a distanza, ha assegnato compiti e corretto esercizi, ha messo voti e note disciplinari”.

Il fenomeno è tutt’altro che sporadico. Ci sono chat “dedicate” proprio a questo. Per esempio su Telegram, dove sono numerosi i gruppi “Assaltiamo le videolezioni” o “Invadiamo videolezioni”.

“Un pastrocchio contrattuale”

La didattica on line sembra lasciare a desiderare anche da un punto di vista contrattuale: su questo conterrebbe diversi punti oscuri. Li condensa Stefano d’Errico, leader Unicobas, definendo il Decreto Legge 22 “un pastrocchio”, in base al quale “la didattica a distanza va fatta, sebbene non si sappia bene che cosa sia, come debba essere svolta e per quanto tempo”.

Per il sindacalista di base, “i docenti dovrebbero svolgerla utilizzando il proprio pc e il proprio collegamento a internet privato e con costi a loro carico. E se il pc o il collegamento a internet non funzionano o, peggio, se per il loro utilizzo l’insegnante dovesse ricavarne problemi di salute e infortuni, la responsabilità e gli oneri rimarranno totalmente a carico del docente. Idem dicasi per qualsiasi vulnus determinato ad alunni e studenti, perché neppure per loro vengono stabilite procedure e compatibilità (massimo di ore, regime dei distacchi dal video, come normati dal DL 81/08)”.

Le norme aggirate dalla DaD

Per d’Errico, l’elenco delle norme aggirate della DaD è lunghissimo: “collide paurosamente con gli articoli 32 e 36 della Costituzione, con la normativa contrattuale, con il Dlgs 165/2001, con lo statuto dei lavoratori (art. 4 e art. 9), col codice civile per il mancato rispetto del contratto (che, non lo scordiamo, è di natura privatistica), ed infine con i principi di giusta retribuzione e salute sanciti oltre che dalla Costituzione anche dalla normativa europea”.

“Ciò, con particolare riferimento alla Direttiva 91/533/Cee del Consiglio Ue, del 14 ottobre 1991, relativa all’obbligo del datore di lavoro di informare i dipendenti delle condizioni applicabili al contratto o al rapporto di lavoro”, conclude il sindacalista di base.

C’è già chi guarda a settembre

C’è chi guarda al futuro. Quello del prossimo anno. La parola d’ordine è farsi trovare pronti, sostiene il governatore Nicola Zingaretti.

Nel Lazio, dal punto di vista sanitario al momento ha retto bene ma adesso, ha aggiunto Zingaretti, “lavoriamo affinché, alla riapertura, nessuno si illuda che il tema è superato”.

In ogni caso “il faro sarà il distanziamento sociale” e quindi “fabbriche e negozi non potranno essere gli stessi della fase precedente. Si dovranno organizzare in una realtà che, fin quando non ci sarà il vaccino, sarà particolare”.

A settembre, con la possibile riapertura delle scuole, “noi saremo pronti per garantire quello che dovrà essere il distanziamento sociale nella formazione, nelle forme che saranno studiate. Già sono stati stanziati fondi per le video-lezioni”.

Alessandro Giuliani

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