Il dibattito relativo alla didattica a distanza, alla conclusione dell’anno scolastico e soprattutto sugli esami di Stato coinvolge, ovviamente, anche gli studenti, che stanno vivendo sulla loro pelle gli effetti del coronavirus e della quarantena.
Come gli insegnanti, anche gli studenti chiedono chiarezza alla ministra Lucia Azzolina.
Gli studenti, non parlano male della didattica a distanza, ma alcuni di loro, raccontano le esperienze negative. Come le due studentesse che ci hanno scritto e che frequentano l’ultimo anno di scuola secondaria e fremono per la maturità: “nonostante tutta l’Italia si sia unita, dimostrando umanità e unione, stando accanto a tutti coloro che hanno perso i loro cari, a noi studenti sembra che la sofferenza che stiamo provando non venga assolutamente riconosciuta. Il dolore psicologico a cui veniamo sottoposti tutti i giorni sembra non avere mai fine, alla perdita del lavoro dei nostri genitori, alla costante paura di ammalarsi, noi studenti veniamo sottoposti a continue verifiche e interrogazioni per l’occorrenza di voti e costretti a studiare il materiale senza alcun supporto dei professori. Quando la Ministra dell’istruzione parlava di “buon senso” da parte degli insegnanti nell’assegnare i compiti da svolgere a casa, non credo parlasse di questo“.
Le studentesse si riferiscono sicuramente alle raccomandazioni da parte del Ministero, sin dalle prime circolari di chiusura attività, in cui si invitavano i docenti, impegnati nella didattica a distanza, a non procedere assegnando semplicemente compiti e materiali tramite registro elettronico, ma di stabilire un vero e proprio contatto costante con gli studenti utilizzando almeno uno dei tanti strumenti messi per le lezioni a distanza.
E’ vero che la stragrande maggioranza degli insegnanti, di loro iniziativa, hanno sin da subito attuato delle lezioni online, ma sappiamo benissimo che in alcuni casi i docenti non hanno potuto operare causa di problemi tecnici relativi al digital divide. In altri casi ancora, in base a quanto segnalatoci, i docenti non si sono mossi in direzioni delle lezioni online, per scelta personale, non essendoci al momento una vera normativa che regoli il tutto. Anche se, con il decreto legge pubblicato l’8 aprile scorso, la didattica a distanza è diventata obbligatoria.
Le studentesse parlano anche di maturità: “Sappiamo l’impegno che ci sta mettendo nel cercare di rendere la didattica a distanza accessibile a tutti, tuttavia sembra farlo senza tener conto della situazione attuale, spiegano le studentesse rivolgendosi alla Ministra. Siamo tutti consapevoli che sicuramente questa non sia la problematica più importante di cui parlare, ma la situazione sta diventando ingestibile, si tratta del futuro di milioni di studenti, e abbiamo il diritto di sapere che cosa ne sarà di noi. La DAD nonostante sia una delle soluzioni migliori, è ancora da perfezionare e purtroppo non tutti dispongono di una connessione a internet, di un dispositivo tecnologico adeguato. In Olanda, Inghilterra, Francia, Svezia, India, Danimarca e Canada, hanno preso la decisione di sospendere gli esami dando una risposta chiara a tutti gli studenti. E noi? Per quanto ancora dovremo essere sottoposti a questo calvario? Abbiamo bisogno di risposte, e speriamo che questo esame venga modificato così da non vanificare l’impegno e lo studio costante. Ci sembra ormai chiaro che in questa situazione l’esame non possa essere svolto nella normalità come invece pretende la signora Ministra“.
Per quanto riguarda la maturità, come sappiamo, al momento non abbiamo certezze: solo il decreto legge dell’8 aprile che prevede due scenari: se i ragazzi potranno rientrare a scuola entro il 18 maggio, ci sarà un esame con commissione interna. La prima prova, Italiano, sarà preparata dal Ministero. La seconda prova, quella diversa per ciascun indirizzo, sarà predisposta dalle commissioni. Poi ci sarà l’orale.
Se non si rientra a scuola, è previsto il solo colloquio orale.
La ministra nei giorni scorsi ha detto: “auspico davvero che ci sia la possibilità, come anche tanti ragazzi ci stanno chiedendo, di svolgere almeno l’orale in presenza. Ovviamente nelle giuste condizioni di sicurezza per la salute di tutti“.
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