Didattica

Didattica orientativa, che cos’è e a chi spetta, ai docenti o agli esperti?

Come si fa orientamento scuola? Cosa si intende per didattica orientativa? Ne abbiamo parlato nel corso dell’appuntamento della Tecnica della Scuola Live, insieme con Andrea Gavosto, presidente della Fondazione Agnelli (da cui nasce il portale Eduscopio.it), Martino Bernardi, ricercatore, Massimiliano De Conca (Flc Cgil) e il dirigente Salvatore Impellizzeri.

Cos’è la didattica orientativa?

“La didattica orientativa di fatto – spiega il dirigente Impellizzeri – altro non è che la didattica che supera il nozionismo fine a se stesso, rendendo possibile ai ragazzi, mediante compiti di realtà, di agganciare ciò che si fa a scuola rispetto alla realtà, ma questo richiede un cambiamento culturale anche dal punto di vista del bagaglio culturale del docente, in quanto già nel lavoro dei dipartimenti si deve ragionare su questo tipo di didattica, mentre oggi siamo ancorati alla didattica tradizionale”.

La direzione del viaggio è comunque già tracciata – continua Salvatore Impellizzeri – dato che “il legislatore è avanti” e ha già delineato un percorso, che passa dalle Linee guida ministeriali sull’orientamento, ma anche dal Pecup, dagli Assi per la scuola secondaria, dalle indicazioni nazionali e da tutte le competenze considerate importanti dall’Ue, come imparare ad imparare o lo spirito di imprenditorialità e iniziativa, e molto altro.

Le linee guida ministeriali cercano di fare diventare strategica la didattica orientativa, affinché l’orientamento possa avere sempre più un effetto diretto sul futuro dei ragazzi in termine di successo delle carriere professionali o universitarie. In questa nuova cultura dell’orientamento, peraltro, sempre le linee guida chiedono che i docenti, adeguatamente formati, se ne facciano carico in prima persona, piuttosto che delegare interamente ad esperti esterni la questione.

Addirittura, secondo il dirigente Impellizzeri, la formazione docenti sull’orientamento formativo andrebbe resa obbligatoria, non nel senso dell’obbligo di legge, ma nella logica di deliberare un piano della formazione sull’orientamento nell’ambito del Collegio docenti che diventi vincolante per tutti in quanto scelta funzionale al Ptof”.

Insomma molti docenti sono già formati, ma la sfida sarebbe quella di agire a tappeto, proprio come si sta facendo sul fronte della formazione sull’inclusione e sul sostegno, con le 25 ore.

Cos’è l’orientamento?

L’orientamento secondo le politiche europee di Lisbona 2020, costituisce quell’insieme di attività che mettono in grado i cittadini di ogni età (e in qualunque stadio della propria vita) di identificare le proprie capacità, competenze, interessi, per prendere decisioni consapevoli sul fronte dell’istruzione, della formazione, della professione. Alla scuola è attribuito un ruolo centrale per l’orientamento dei ragazzi dai 3 ai 19 anni.

I ragazzi, insomma, devono essere in grado, alla fine del percorso di orientamento, di avere consapevolezza delle proprie competenze di base e trasversali, della motivazione e creatività, dello spirito di iniziativa, dei livelli di apprendimento, specie sul fronte linguistico e tecnologico, al fine di scegliere i futuri step formativi e professionali.

Esistono competenze imprescindibili?

Quali competenze imprescindibili per prepararsi all’università e al lavoro? Ancora una volta “la didattica orientativa è la chiave – risponde Andrea Gavosto -. Con Eduscopio cerchiamo di fare un pezzettino di percorso ma i compiti di realtà sono cruciali per orientare i ragazzi e prepararli al futuro”.

E continua: “Io credo poco nella lista di competenze importanti, alle volte sono etichette vuote. Sicuramente conta avere delle competenze di base, italiano, matematica, inglese o imparare a porsi le domande giuste; dall’altro stiamo scoprendo che sono fondamentali anche le competenze sociali ed emotive, che permettono ai ragazzi di motivarsi, di superare le difficoltà, di mettersi in relazione con i compagni”.

Tuttavia chiarisce: “C’è chi dice che non esistono le competenze ma esistela competenza cioè la capacità di usare le risorse interne o esterne in relazione all’obiettivo che si ha davanti. E io mi sento molto in linea con questo concetto. Non esistono ricette, esistono dei blocchi su cui la scuola deve lavorare per offrire competenze di base e competenze socio-emotive, accompagnate da un’attività di orientamento che vada al di là del consiglio orientativo che oggi è solo ratifica dei voti in classe e poco più“.

Carla Virzì

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