Una scuola senza compiti? Una vecchia querelle che va avanti da anni tra chi sostiene che si può fare una scuola senza caricare di lavoro gli studenti fuori le mura scolastiche e chi invece li ritiene strumenti indispensabili per rafforzare quanto fatto in classe.
Di iniziative sparse nel nostro panorama scolastico di progetti in cui è stata approcciata una didattica innovativa senza i “famigerati compiti a casa” ce ne sono diverse.
Un progetto di scuola senza compiti che emula il metodo finlandese è quello di Daisy a Chieri. Daisy, è la prima scuola elementare paritaria d’Italia con il metodo finlandese, dove ci sono tavoli di gruppo nelle classi, divanetti per leggere o riposare, un’aula di musica con la batteria per le pause tra le lezioni e un alce di legno ad accogliere gli studenti della prima classe. Una scuola diversa anche nella mancanza di disegni alle pareti che invece caratterizzano le colorate scuole italiane.
I banchi verdi sono sostituiti da tavoli di lavoro da gruppo e divanetti confortevoli dove seguire le lezioni.
La scuola Daisy tenta di rivoluzionare l’insegnamento tradizionale per due fattori principali: la mancanza di compiti a casa e l’utilizzo di lezioni frontali in aula a vantaggio di attività in classe e laboratori con giochi e quiz.
Secondo i principi della scuola finlandese si dà molto spazio alle “emozioni”, gli insegnanti chiedono quotidianamente come si sentono gli studenti stimolando una riflessione personale sullo stato d’animo dei ragazzi.
La stessa didattica è flessibile e si adatta allo stato d’animo degli studenti con momenti della giornata dedicati allo svago e allo sport (danza e rugby su tutti).
Un altro progetto interessante è quello dell’istituto comprensivo di Alessano, Montesardo e Specchia nel leccese, denominato “Senza zaino”, anche qui niente compiti a casa.
Lo zaino viene lasciato a casa, mentre il materiale da lavoro e le matite colorate sono in condivisione. Tutti invece utilizzano il proprio “quadernotto” su cui lavorare. (fonte FanPage)
In questa scuola ci si incontra nell’agorà dove i bambini lasciano i loro indumenti e passano davanti ad un primo pannello dove devono posizionare la loro foto nella casella che indica la presenza, motivo per cui non c’è bisogno di fare l’appello. C’è un secondo pannello dove è riportato il loro umore di quel giorno. Tutti motivi perché in questa piazza maestra e alunni costruiscono la giornata secondo l’umore dei ragazzi.
Questo del progetto “senza zaino” è il tentativo di cambiare la scuola nato grazie all’Associazione Senza Zaino nata a Lucca nel 2012, che si ispira all’eredità Montessori e ai metodi di pedagogia attiva di molti istituti scolastici nei paesi nordeuropei.
In alcuni paesi europei come il Belgio (fonte Giovanigenitori) le scuole pubbliche che adottano il metodo della pedagogia attiva forniscono agli allievi tutti i materiali (penne, quaderni, colori e tutto il necessario) e permettono loro di andare a scuola solo con un piccolo zaino per la merenda, un portapenne vuoto e poco altro.
Oggi la scuola italiana non può permettersi di fornire tutti i materiali o quanto meno non si è neanche mai provato a farlo nonostante sarebbe doveroso per uno Stato occuparsi in toto della formazione dell’obbligo.
Per questo motivo l’approccio italiano utilizzato per questo progetto è quello che prevede l’acquisto collettivo del materiale da parte delle famiglie a inizio anno. Una soluzione più sostenibile per i genitori che azzera le differenze di materiale tra ragazzi e riduce lo spreco.
In definitiva, che sia una scuola con metodo finlandese, o quella del progetto “senza zaino” l’obiettivo comune è sempre quello di innovare la scuola nel metodo e nel processo. Per innovare la scuola non serve solo introdurre le nuove tecnologie, pur queste ormai utili ed indispensabili, ma si può anche partire da un contesto diverso di scuola.
Condividere il materiale, ridurre il peso degli zaini possibile con la digitalizzazione dei libri di testo, l’utilizzo di armadietti come le scuole americane, ridurre il carico di lavoro a casa si può fare da subito, senza necessariamente stravolgere la didattica tradizionale.
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