Una scuola di Roma, l’istituto comprensivo Mozart, ha deciso di usare i propri fondi a disposizione per comprare, fra le altre cose, degli arredi in legno per permettere a docenti e studenti di fare lezione all’aperto, alla luce del sole. Lo riporta Rainews24. I benefici di questo tipo di didattica sembrano essere molti.
“L’idea è maturata ai tempi dell’emergenza Covid ma si è scelto di trasformare tutto ciò in una realtà strutturata. Significa stare in un ambiente che stimola di più la sensibilità e la socializzazione”, ha commentato il dirigente scolastico Cogliandro.
“Significa fruire di ciò che la realtà ci offre a 360 gradi. La realtà oggi è condizionata da un imprinting tecnologico ma allo stesso tempo è natura. L’idea di proporre ai ragazzi entrambi questi aspetti è un momento altamente formativo”, ha spiegato una docente della scuola. “In classe stiamo sempre seduti, invece qua possiamo parlare tanto, ad esempio”, ha fatto eco un alunno.
Si deve ripensare l’edilizia scolastica da un punto di vista strutturale e didattico? Secondo quanto emerso dal rapporto Cittadinanzattiva sì. Cosa si può fare con i fondi Pnrr? Le risorse destinate dal PNRR all’edilizia scolastica e alle aule 4.0 ammontano complessivamente a €12,66 miliardi. Ma scendendo nel dettaglio delle singole missioni si scopre che questi fondi non basteranno e che sarà necessario prolungare gli investimenti negli anni a venire.
Per quanto riguarda la messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole, nella programmazione iniziale erano previsti 3.400 progetti già in essere e 500 nuovi, per un impegno di spesa complessivo di 3,900 mld di euro. Ma per questo intervento il documento del Governo dello scorso 27 luglio segnala che a causa dell’incremento dei prezzi delle materie prime verrà diminuito il numero previsto di edifici. Purtroppo, al momento, non si dispone di informazioni più precise al riguardo.
Anche rispetto al numero di 212 nuove scuole approvate (così distribuite: 6 in Abruzzo, 6 in Basilicata, 16 in Calabria, 35 in Campania, 23 in Emilia-Romagna, 8 in Friuli-Venezia-Giulia, 11 nel Lazio, 3 in Liguria, 14 in Lombardia, 9 nelle Marche, 2 in Molise, 9 in Piemonte, 11 in Puglia, 7 in Sardegna, 14 in Sicilia, 16 in Toscana, 2 in Trentino-Alto Adige, 6 in Umbria, 2 in Valle d’Aosta e 12 in Veneto), le domande pervenute erano state più del doppio ossia 543 e ad oggi il rischio, come sottolineato da diverse autorevoli voci, è che la reintroduzione dell’appalto integrato rischi di snaturare parte dei progetti innovativi inizialmente presentati.
Ai 2,4 mld per asili nido e ai 600 mln per scuole dell’infanzia, previsti dal PNRR, si aggiungono ulteriori 108 milioni dal Ministero dell’Istruzione e 900 milioni per la loro gestione. Si dovrebbe così arrivare ad un totale di 2.230 strutture e 264.480 posti e raggiungere dunque l’obiettivo del 33% di bambini inseriti al nido, ma nel frattempo il Consiglio d’Europa ha già spostato l’asticella al 45% da raggiungere entro il 2030.
Le nuove mense: il PNRR ha stanziato complessivamente 600 milioni di euro per 1.000 nuove mense che in realtà saranno 908. Poco più della metà, 526 pari al 58%, saranno proprio nuovi locali, di cui 230 al Sud. Per il resto si tratta di interventi di demolizioni, ricostruzioni e ampliamento (23%) e di riqualificazione o riconversione di spazi e mense preesistenti e messa in sicurezza (19%). Ad oggi le scuole dotate di “ambito funzionale dedicato alla mensa”. intendendo con questa espressione un edificio dotato solo di refettorio o anche di cucina, sono 13.533, un numero dunque ben lontano dalla necessità di garantire la mensa, e parallelamente il tempo pieno, ai tutti i bambini dell’infanzia e della primaria.
Le palestre: con i 300 milioni di euro inizialmente previsti e con ulteriori 31 milioni stanziati con decreto del Ministro dell’Istruzione, saranno finanziati a livello nazionale 495 interventi, di cui soltanto 148 per nuove palestre. Le quattro Regioni con il numero più alto di interventi sono nel Mezzogiorno: Campania (70), Sicilia (62), Basilicata (49), Calabria (42). Tuttavia erano ben 2555 le domande pervenute, dati che sottolineano l’urgenza di colmare un gap relativo alla mancanza o inadeguatezza di strutture per lo sport e le attività motorie di cui tutti i tipi di scuola necessitano ben oltre di quanto previsto dal PNRR.
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