Dieci anni di autonomia scolastica: celebrati al Parini di Catania con il tema “Scuola, e ora?”
Sono trascorsi dieci anni dall’avvio dell’autonomia scolastica, che ha avviato i primi passi appunto nel settembre dell’anno 2000,.
Una data così importante non poteva passare sotto silenzio, e che all’Istituto Parini di Catania è stata celebrata con una convegno sul tema “Scuola e ora?” Il metodo Monasta-Torrigiani di progettazione del curricolo e valutazione dell’apprendimento”.
Ripercorrendo il cammino della scuola italiana in questo decennio, denso di innovazioni e di cambiamenti si conferma l’importanza e la radicale svolta di cultura e di prassi che l’autonomia scolastica, attivata a seguito della modifica del titolo V della Costituzione, essendo la scuola una istituzione di servizio pubblico, ha apportato nella gestione della scuola, sempre più ancorata al territorio, impegnata nel dare risposte adeguate ai bisogni dell’utenza, attraverso la promozione di servizi e progetti finalizzati , mettendo in atto, ciascuna istituzione, uno specifico “piano dell’offerta formativa”, in coerenza al “progetto educativo”d’Istituto.
Mentre da una parte l’autonomia ha apportato modifiche organizzative e gestionali, cariche di non poche responsabilità per i dirigenti e gli operatori, dall’altra si constata ancora un’autonomia debole ed incompiuta ,spesso mortificata dalla non coerenze assegnazione delle risorse necessarie e dalle contorte procedure burocratiche e amministrative che legano le istituzioni scolastiche agli Enti locali.
Il tanto auspicato “organico d’Istituto” e la modifica degli organi collegiali sono ancor tasselli mancanti all’autonomia scolastica e si auspica che nel prossimo decennio anche tale barriera, quasi insormontabile muro, possa cadere e rendere agevole e funzionale l’avvio dell’anno scolastico, tempo di studio e di proficua attività formativa, spesso rallentata dalle prolungate operazioni di nomine e di assegnazione dei docenti.
Tra le principali innovazioni che hanno resistito alle diverse incursioni legislative determinate dal cambio di ben cinque ministri che si sono succeduti nel decennio, il tema della progettazione didattica e della valutazione per competenze ha consolidato tra i docenti, specie della scuola primaria e secondaria di primo grado, una nuova cultura e prassi scolastica, anche se ancora occorre una rinforzata azione di convinta motivazione tra tutti gli operatori.
La progettazione didattica non può infatti rimanere atto formale e di documento cartaceo, deve sostanziarsi di interventi formativi in classe d i proficui risultati nel rendimento scolastico.
Il passaggio dalla scuola statica e immobile, ingessata nello svolgimento del programma , al boom della “scuola dei progetti” che a volte hanno prevalso sulla didattica, rendendola “progettificio” ed al tentativo di recuperare il “progetto della scuola” secondo un definita contrattualità ed offerta formativa, espressione di un vero “patto pedagogico” è storia di vita scolastica ed in ciascuna istituzione scolastica ha avuto uno svolgimento ed un percorso diverso
In questo momento storico della scuola italiana sono alla luce della ribalta nazionale le proteste per i tagli e le riduzioni di cattedre, di ore di insegnamento, secondo l’impianto dei nuovi licei e la contrazione del tempo prolungato, motivo di contestazione di piazza e di reale disagio per tanti giovani docenti che hanno investito nel lavoro a scuola il loro futuro.
A questi dati numerici, relativi alla riduzione dei posti di lavoro, purtroppo corrispondono altrettante negative classifiche che registrano i dati degli studenti evasori dell’obbligo scolastico, degli alunni bocciati che non arrivano al diploma, degli universitari che parcheggiano negli atenei, dei pochi laureati e dei pochissimi che si affermano nel campo professionale per competenze e performance che cominciano a maturare proprio tra i banchi di scuola.
Per rispondere a questo reale problema della scuola italiana, il prof. Attilio Monasta già docente di pedagogia sperimentale e didattica all’Università di Firenze, direttore dell’agenzia “Aristeiaonline”, ha illustrato ai numerosi docenti dei tre ordini di scuola presenti al convegno del 10 settembre, il “metodo per progettare il curriculo” che va ben oltre la semplice e tradizionale trasmissione delle conoscenze e punta essenzialmente sulla centralità dell’apprendimento, inteso come sviluppo di competenze e modifica del modo di pensare, di sentire e di agire, dello studente. L’apprendimento oggi investe anche la scuola parallela, l’informazione e la cultura telematica, ed anche le attività extrascolastiche contribuiscono allo sviluppo delle competenze del saper fare e del saper essere.
La sfida del prossimo decennio della scuola italiana, che dopo la lunga stagione delle “vacche grasse” è indirizzata alla migliore utilizzazione delle risorse, tende a trasformare il “tempo di insegnamento” e le ore di lezione svolte dal docente in classe , in efficace e produttivo “tempo di apprendimento” per gli studenti.
Le discipline sono il mezzo e non il fine della scuola, occorre ben utilizzare i tempi ed i mezzi disponibili per aiutare tutti e ciascun alunno a conoscere, maturare e sviluppare competenze, spendibili nell’ottica di uno sviluppo professionale . A scuola, infatti, si costruisce il futuro, si progetta il domani di ciascun alunno.
Puntare al traguardo alto delle competenze ed utilizzare tutti gli strumenti opportuni per certificarli in maniera corretta e puntuale, è la scommessa e la sfida del prossimo decennio nella scuola italiana.
Non ci sono, infatti, materie importanti e materie di serie B, ma la differenza nasce dalle materie insegnate bene e quelle non insegnate, ancorché scritte nell’orario e svolte soltanto formalmente.
I risultati che la scuola produce sono, infatti, espressione, di tali strategie e l’applicazione di un corretto metodo di “valutazione dell’apprendimento” offre garanzie di successo formativo.
La ricorrenza del decennale mette in luce i molteplici aspetti innovativi messi in atto, ma convinti che “I cambiamenti o si governano o si subiscono”. credo proprio che sia indispensabile che vengano “governati” da protagonisti attivi e responsabili.
Non ci sono ricette, non ci sono terapie standard o modelli e schede da fotocopiare. Unica regola e norma da seguire è quella di pensare al miglior bene degli studenti e per loro, per il loro futuro professionale progettare il percorso di studio, che prende il nome di “processo” di formazione, termine dinamico di movimento e di azione.