L’accusa è di truffe in materia di pensioni. È successo a Brescia. Si tratta di dirigenti del sindacato autonomo Snals, insegnanti e dipendenti amministrativi che prima di andare in pensione si sarebbero fatti “distaccare” al sindacato ricevendo così, una volta terminata la carriera lavorativa, un’indennità pensionistica superiore.
Secondo il Sole 24Ore che riporta la notizia, l’inchiesta è partita dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Brescia e della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica e si ipotizzano i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e di appropriazione indebita aggravata.
Sarebbero stati di conseguenza eseguiti provvedimenti di sequestro preventivo nei confronti di 7 indagati delle loro disponibilità finanziarie e dei beni mobili e immobili per 700mila euro. Eseguite, inoltre, perquisizioni domiciliari e notificati 10 avvisi di garanzia.
L’attività investigativa è iniziata nell’ottobre 2014, nei confronti di dipendenti dello Snals di Brescia «per condotte illecite poste in essere – si legge in una nota – al fine di poter illegittimamente fruire di un vantaggio economico in materia pensionistica, riconosciuto, tra l’altro, anche agli appartenenti alle organizzazioni sindacali».
L’indagine, spiega Il Sole24Ore, ha riguardato insegnanti e dipendenti del Miur residenti in provincia di Brescia, i quali, nel corso del loro ultimo anno di servizio, prima del collocamento in pensione, sono stati distaccati presso le sedi centrali e periferiche del sindacato (Roma e Brescia). «In tale periodo, oltre a percepire il regolare stipendio, gli stessi si sono anche visti riconoscere una retribuzione aggiuntiva, che oscillava dai 2.000 euro ai 4.000 euro lordi mensili, in realtà mai corrisposta.
Gli indagati, pertanto, hanno maturato la possibilità di ricevere una quota «integrativa» pensionistica, commisurata all’ammontare delle ultime retribuzioni nettamente superiore a quanto spettante se tale distacco non fosse avvenuto. In un caso è stato possibile accertare anche la sostanziale inesistenza delle prestazioni lavorative rese dall’asserito sindacalista. Gli artifizi e i raggiri – continua la nota – attraverso i quali è stata perpetrata la truffa sono stati cristallizzati nella corresponsione al sindacato, da parte di tutti i soggetti indagati, di «contributi volontari» di importi coincidenti, in alcuni casi fino ai decimali, con i versamenti che il sindacato, ai fini del riconoscimento della pensione aggiuntiva, era tenuto ad operare nei confronti dell’erario (quali ritenute Irpef) e dell’Inps (quali contributi previdenziali)».
Tra l’altro a fronte del rapporto lavorativo di distacco sindacale, non vi è alcuna traccia del pagamento degli emolumenti che lo Snals avrebbe dovuto corrispondere ai dipendenti, ne’ dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa sulla base dei quali il sindacato stesso ha richiesto all’Inps il riconoscimento della pensione aggiuntiva.
Fra gli indagati anche il segretario amministrativo nazionale del sindacato, nonché coniuge della principale indagata, il quale, dal 2008 al 2014, si sarebbe appropriato indebitamente, secondo l’accusa, di circa 300mila euro 300.000 dalle casse del sindacato.