Il docente indagato per aver scambiato con un’alunna minorenne circa diecimila messaggi dal contenuto esplicitamente erotico è stato sospeso dall’insegnamento in via cautelare. Lo riportano Il Corriere della Sera e Il Resto del Carlino.
La decisione relativa al 47enne è stata presa nelle scorse ore dall’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna ed ha effetto immediato, dal 31 gennaio, a tutela di tutte le parti, in attesa della conclusione dell’iter giudiziario. Il pm ha chiuso le indagini a suo carico e ora si attende una eventuale decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio che potrebbe arrivare nelle prossime settimane.
Secondo la Procura, il docente avrebbe indotto la studentessa a compiere atti di natura sessuale, raccontandole le proprie fantasie erotiche. Racconti che sarebbero avvenuti sia di persona che tramite un fitto scambio di messaggi su WhatsApp. Oltre 10mila secondo i consulenti informatici del pm.
Secondo la Procura, il comportamento messo in atto dal docente 47enne lo avrebbe portato a guadagnarsi la fiducia della vittima, tanto che si sarebbe spinto anche effusioni e atteggiamenti morbosi, come baci e carezze. A denunciare il tutto è stata la madre della ragazzina, dando il via alle indagini svolte dai carabinieri.
Dagli accertamenti informatici su telefono, computer e tablet dell’uomo non sarebbero invece emersi file contenenti fotografie o video pedopornografici, né foto ritraenti la ragazzina in atteggiamenti intimi. Così come sono stati esclusi atti sessuali di ogni tipo.
“La misura da adottare – così l’avvocato della famiglia –, vista la gravità del reato contestato, a tutela della minore e a garanzia dell’indagato, doveva essere una sola: assegnare temporaneamente il docente ad altra mansione. Qui si è perso troppo tempo, procederemo di conseguenza per vie legali contro la scuola”.
Il docente, a quanto pare, era stato messo inizialmente a lavorare insieme ad un collega, misura che non è stata per niente gradita dalla famiglia. “Figura del tutto insufficiente e non certamente a tutela della vittima, c’è inevitabilmente interazione con lei e non è più accettabile”.
“Ho letto dalla stampa – chiude il legale – che è stato interessato anche il ministro Valditara, auspico valuti l’opportunità di mandare i suoi ispettori”. “Ma che cosa sarebbe accaduto – è l’amara conclusione della mamma della minore – se quel giorno non avessi sequestrato il telefono di mia figlia, aperto whatsapp e guardato il contenuto di quella maledetta chat con il professore?”.
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