Difendere la professionalità del docente

Il direttore della Fondazione Agnelli ha inviato una lettera al Corriere della sera sugli esami di Stato [22/6/16] e ha dato avvio a un confronto a più voci. L’ambito del problema è stato dilatato ma la superficialità delle argomentazioni, che sviliscono l’attività docente, non è stata rilevata.

Si tratta dell’oggetto del mandato che trasferisce al governo la facoltà di legiferare in materia di valutazione delle prestazioni degli studenti.

Riflettendo sulle prove Invalsi Andrea Gavosto dichiara: “Oggi sono diventate quasi una materia come le altre, con lezioni dedicate, eserciziari, affannose richieste delle famiglie di preparazioni specifiche”.

Una presa d’atto.

Lo scenario si sarebbe radicalmente trasformato se l’origine di tale anomalia fosse stata ricercata. L’asserzione: “Le prove Invalsi dovrebbero servire a valutare la qualità delle scuole e del sistema scolastico nel suo complesso” sarebbe dovuta essere approfondita.

Se non fosse stata bypassata l’indissolubilità del concetto “qualità” con la finalità del sistema scolastico, sarebbe emersa la necessità di

1)    sincronizzare i test Invalsi con la progettazione educativa, formativa, dell’istruzione, “sostanza” dell’attività delle scuole [DPR 275/99];

2)    analizzare i Piani Triennali delle Offerte Formative per soppesare l’efficacia delle ipotesi gestionali, analisi che avrebbe fatto emergere l’assenza della necessaria cultura sistemica;

3)    esplicitare l’orientamento del sistema scolastico. Il comma 7 della legge 107/2015 confonde gli “obiettivi formativi prioritari” con le relative modalità operative: la ricognizione avrebbe mostrato vincoli molto, molto allentati.

Trattando degli esami di maturità afferma: “L’unica strada per salvarla è trasformarla: prove comuni a tutti e una correzione unificata a livello centrale. Solo così atenei e datori di lavoro avranno gli elementi per capire le reali competenze e potenzialità dei candidati”.

Il problema educativo è banalizzato. Esso consiste nella progettazione di percorsi formativi unitari, pluriennali, atti all’accesso in ambienti sconosciuti e imprevedibili.

L’esame di maturità controlla l’efficacia delle strategie educative di lungo periodo (risultati attesi <> esiti).

Sconcertante il fatto che la distruttiva proposta di cambiamento trovi una solida sponda ne “La buona scuola” che ha cassato la precedente denominazione dell’istituzione scolastica (Sistema educativo di istruzione e formazione) sostituendola con Sistema nazionale di istruzione e formazione.

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