Il progetto vede in prima linea Laura Boldrini, Presidente della Camera e a parlarne è neintepopodimenoche il New York Times che presenta al suo pubblico l’idea di portare nelle scuole italiane, dal 31 ottobre, quelli che chiama “I dieci comandamenti dell’era digitale”. La notizia su Agi.
Un “esperimento straordinario” che coinvolge i principali social, tra cui Facebook, con l’obiettivo di “educare una generazione di studenti a riconoscere le fake news e le teorie cospirative” che circolano sul web.
“Importate che i ragazzi imparino a difendersi dalle bugie“: spiega Boldrini.
“Le fake news instillano gocce di veleno nella nostra quotidiana dose di web e noi finiamo per esserne infettati senza nemmeno accorgercene”.
Invece “è semplicemente una cosa giusta dare ai ragazzi la possibilità di difendersi dalle bugie”.
“Il Paese si prepara a tenere, all’inizio del prossimo anno, le elezioni politiche, ed è divenuto terreno fertile per gli inganni di carattere digitale”, scrive il New York Times, e Boldrini “afferma che il governo ha il dovere di insegnare alle giovani generazioni di elettori italiani come difendersi contro le falsità che giocano sulle loro paure”.
Nel progetto sarà coinvolta anche Google, ma non si tratterà di una facile impresa.
Infatti “Boldrini esprime scetticismo in particolare sull’impegno di Facebook nel metter un freno alle fake news e nell’odio sul web, e riconosce la possibilità che il progetto scolastico sia una vera e propria manna per l’immagine del gigante del settore, cosa di cui esso ha molto bisogno”.
Nonostante questo rischio “Facebook sta dando il suo contributo promuovendo l’iniziativa attraverso pubblicità mirate verso gli studenti delle scuole superiori ed i loro coetanei, e Boldrini dice di sperare che l’iniziativa, che ha lo scopo di dimostrare ai liceali come i loro like siano monetizzati e usati a scopi politici, possa divenire un programma pilota di Facebook per tutta Europa”.
Il risultato che si cerca di ottenere è quello di trasformare gli studenti in “cacciatori di fake news”, iniziando a mostrare loro “come creare i loro blog personali e usare i loro account per mettere in evidenza false storie e raccontare come loro sono stati in grado di metterle a nudo”. Conclusione del New York Times: “In Italia i ragazzi hanno molto, molto spazio su cui agire”.
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