In questi giorni i candidati al concorso ordinario per dsga stanno assistendo inermi allo sfacelo del diritto già preannunciato negli scorsi giorni: la votazione del Salva Precari con il reinserimento del concorso riservato per gli assistenti amministrativi facenti funzione anche privi di titolo di studio, dopo la bocciatura del Presidente della Repubblica.
E infatti, nel silenzio assoluto della politica e dei giornali, si sta consumando una delle più incredibili ingiustizie e mortificazioni della meritocrazia.
Il Presidente della Repubblica, come detto, aveva espressamente indicato che non vi fossero i presupposti di diritto per l’inserimento della previsione incriminata nel testo del decreto, ma con totale noncuranza, accecata dalla sola necessità di reperire consenso, la politica fa orecchie da mercante e procede senza nemmeno tentennamenti per la sua strada.
Ancor più incredibile se si pensa che questo provvedimento nasca per dare risposta ai precari e non ai soggetti già titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato alle dipendenze della pubblica amministrazione quali sono i facenti funzione. Occorre, invece, chiamare le cose col proprio nome: questa che si sta tentando di fare passare è una progressione verticale automatica tra aree diverse del comparto, assolutamente vietata. Certo e chiaro che in Italia ciò che è vietato è derogabile nel momento in cui conviene, con tanti saluti all’affidamento che fanno i comuni mortali nei confronti della legge.
Ci si chiede, poi, se il concetto di reggenza sia chiaro a coloro che rivendicano il diritto di progredire automaticamente. Questa, infatti, è una mera supplenza di un altro soggetto, che per vari motivi l’amministrazione non ha potuto reclutare prima, ma che non comporta minimamente l’insorgere di un diritto al mantenimento di quella posizione, men che mai in costanza di una procedura volta a selezionare proprio quei soggetti che per anni non sono stati disponibili. In buona sostanza, si è chiesto, chiaramente sin dall’inizio, a taluni soggetti individuati, di svolgere temporaneamente un determinato ruolo, dietro corrispettivo, nelle more della selezione di coloro realmente e pienamente preparati per svolgere tali mansioni.
Di fronte a questo scempio ci si chiede: ma a che serve la laurea in Italia se chi ha un mero pregresso di esperienza, in alcuni casi minimo, può arrogarsi il diritto di scavalcare chi ha studiato per anni e anni con enormi sacrifici economici e personali? A che serve studiare e investire nella formazione se in ogni procedure concorsuale c’è una situazione precedente da “sistemare” a svantaggio di chi ha come sola arma la propria preparazione? Che messaggio ci sta rivolgendo la politica circa la considerazione che ha dei giovani che vogliono rimanere in Italia e servire lo Stato? A cosa è servito prepararsi, con non poco impegno data la tecnicità richiesta nella procedura ordinaria, se tra la riserva prevista nell’ordinario e il concorso riservato si volevano sistemare questi falsi precari?
Il problema in tutto questo è il fatto che i concorsisti ordinari non abbiano alcun potere contrattuale, nessun ritorno da poter elargire in compenso: nessun voto compatto e nessuna tessera da poter sottoscrivere.
Non vi è alcun garante della legalità nei confronti di una generazione che vorrebbe solo giocarsi le proprie opportunità alla pari con chi ne ha sicuramente avute molte di più in passato.
Nessuno di noi ha avuto la possibilità di fare il percorso di questi assistenti amministrativi. Nessuno di noi laureati ha avuto l’opportunità di accedere ad un posto pubblico con il mero diploma e poi trovarsi nelle condizioni di poter progredire automaticamente, perché di questo si parla, nei ranghi più alti della propria amministrazione senza i titoli necessari. Eppure, siamo certi che nessuno di noi rinuncerebbe alle competenze e alla formazione acquisita negli anni di studio, anche se, sicuramente, la politica e i sindacati, ce la stanno mettendo tutta per farci pentire delle nostre scelte, un tempo considerate virtuose.
Ma vi è di più. Coloro che si trovano in questa situazione hanno, ulteriormente e incredibilmente, espresso la necessità di protestare contro un contentino che la politica ha sentito di voler accordare ai concorsisti ordinari: un mero 10% in più di idonei, posti in posizione utile per l’assunzione.
Date le scoperture e la necessità di collocare soggetti con le competenze adeguate nei posti di Direttore nelle istituzioni scolastiche, al massimo, sarebbe stato apprezzabile una eliminazione totale della soglia massima di idoneità, permettendo a tutti coloro che fossero risultati idonei al termine della procedura di potere essere assunti prioritariamente.
Non farlo comporterà l’assurda situazione di soggetti che avranno passato con esito positivo tutte le prove del concorso ordinario e, poiché magari fuori dalla soglia massima prevista dall’ente banditore, che sia l’originaria del 20% o quella rimodulata del 30%, essere considerati come se fossero stati scartati. Ciò a vantaggio di un assistente amministrativo che, magari bocciato nella sua stessa procedura, finanche già alle preselettive, avrà avuto una chance molto più agevole in un concorso riservato cucitogli addosso.
L’unica speranza in tutto ciò, a questo punto, rimane il Presidente Mattarella, che sembra essere rimasto l’ultimo baluardo di legalità e buonsenso dell’intero panorama politico italiano. Si spera che voglia indurre le Camere ad una nuova valutazione sul punto al termine dell’indegna votazione attualmente in corso e magari induca a riflettere sull’opportunità, in ogni caso, di eliminare un’inutile soglia di idoneità che comporterà, a prescindere, di non avere un bacino di idonei assolutamente necessario per le scuole italiane.
Qualora il testo dovesse passare così come attualmente formulato, non sorprendiamoci più se i giovani vorranno scappare via da questo Paese che imbarca acqua da tutte le parti e che non è in grado di dare il giusto riconoscimento a coloro che stanno tentando strenuamente di dargli fiducia. E, partendo, passeremo da Roma a strappare le nostre lauree, attribuendogli anche noi il valore che gli assegna la politica di questo Paese.
Il Comitato
Difendiamo il concorso Dsga
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