
In relazione ad alcuni eventi che hanno fatto discutere sui comportamenti che dovrebbero tenere gli insegnanti al di fuori dell’ambiente di lavoro, Scuola Lavoro e Libertà ritiene che le dichiarazioni rese da alcuni esponenti della maggioranza, facenti capo a partiti di governo quali Lega e Fratelli d’Italia, risultino assolutamente improponibili in qualunque società che affermi di basarsi sui principi democratici di libertà di parola e di pensiero.
La polemica si è sviluppata in seguito alla vicenda, salita agli onori della cronaca, relativa a una maestra che utilizzava un profilo sulla nota piattaforma Onlyfans. La maestra in questione si era giustificata dicendo che a spingerla verso questa attività erano state motivazioni di tipo economico, data l’esiguità dello stipendio percepito che non le bastava per vivere, e su questo non si può non ammettere che oggi la remunerazione per il lavoro dei docenti invogli fortemente a guardarsi intorno.
Successivamente, alcuni noti esponenti politici dei partiti della maggioranza hanno colto l’occasione per estendere le critiche ad altri docenti che invece, in passato, avevano disapprovato fermamente l’operato del Governo o, ancora, che si erano resi protagonisti di azioni di protesta pro Palestina o a favore di persone con problemi di alloggio o con altre difficoltà determinate da malfunzionamenti della nostra società.
L’epilogo di questa ondata di polemiche sembra che sia stata la realizzazione di un codice etico per i docenti a cui starebbe lavorando la Commissione ministeriale.
E fin qui niente di strano, se non fosse però che tale codice vorrebbe regolare il comportamento dei docenti non fra le mura degli edifici scolastici ma al di fuori dell’orario di lavoro. In altre parole sembrerebbe proprio che nelle stanze del MIM si stia ragionando su come impedire ai prof di esprimersi liberamente con gli amici il sabato sera davanti a una pizza o come aggiustare in anticipo il tiro di qualche commento, che potrebbero pubblicare dai loro profili social, che magari non sia proprio in linea con ideologie politiche caratterizzanti i partiti di governo.
Onestamente riteniamo che, al di fuori delle mura scolastiche o comunque non in presenza dei propri alunni, i docenti siano cittadini come tutti gli altri, con pari diritti e doveri, e come tali non debbano seguire un codice etico particolare che ne condizioni le azioni e le parole.
Al di là della storia dell’avvenente maestra che aveva bisogno di arrotondare lo stipendio per pagare le bollette, le quali in realtà diventano sempre più pesanti se in busta paga continua a comparire qualche zero in meno rispetto a quelli presenti nelle cifre destinate ai politici, e che comunque i suoi alunni non vedranno mai sul dominio di Onlyfans, si può davvero cucire la bocca agli insegnanti o limitare la loro libertà di azione e di espressione?
Come si può spiegare ai propri alunni l’articolo 21 della Costituzione, predicando che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, sapendo che nel pomeriggio bisognerà serrare le labbra e tenere a freno le dita sulla tastiera per non incorrere in sanzioni imposte da chi vuole sentir dire solo “Signor sì, Signore!”, anche quando i “sottoposti” si trovano fra le mura domestiche o persi nei meandri della rete?
Allora, va bene non offendere esplicitamente personaggi che ricoprono ruoli istituzionali (e non solo, a nostro parere), va bene non indottrinare gli alunni con ideologie politiche non condivise in maniera unanime, va bene non scrivere sulla LIM il nome utente del proprio eventuale profilo Onlyfans, ma qui si tratta di altro!
Qui si parla di dover reprimere totalmente le proprie idee e il proprio spirito critico, di accettare passivamente qualunque decisione venga calata dall’alto, di appiattirsi su standard di ragionamento determinati dai tavoli politici del momento, di chinare la testa e ammutolirsi davanti a stipendi ridicoli, precariato cronico, sovraccarico di lavoro, privatizzazione dell’Istruzione, business della formazione, autonomia regionale, accorpamenti selvaggi, classi pollaio, deterioramento generale della Scuola, privazione della libertà d’insegnamento e tanto altro ancora!
La Scuola è il vivaio del futuro e i docenti non possono essere meri esecutori di direttive che mirano a non far porre dei perché. Cosa si può insegnare ai propri alunni se si diventa solo interpreti di rigide regole che strozzano le idee, che impediscono di parlare di genocidi in corso, o che sanzionano nel momento in cui si dichiara apertamente che va aggiustato il tiro dell’istruzione perché, evidentemente, gli alunni hanno dimostrato di soffrire il peso di un sistema non adeguato alle loro esigenze formative.
Dovremmo concordare tutti che i bisogni da soddisfare sono solo quelli degli alunni, e che chi può cogliere la sofferenza di questi ultimi sono solo ed esclusivamente i proprio i docenti.
E la voce dei docenti non può essere soffocata nella propria azione di denuncia dei problemi veri della Scuola, che non può essere solo e soltanto terreno di propaganda dei partiti di Governo!
Lanciamo quindi un appello a tutte le forze politiche che hanno a cuore la democrazia e la libertà di pensiero e in particolare a quelle che di recente hanno difeso con forza in Parlamento i principi promossi e custoditi dal manifesto di Ventotene, affinché si oppongano con dura fermezza a qualunque progetto di privare la categoria dei docenti di quelle libertà sulle quali è stata fondata la nostra Repubblica.
Viva la democrazia, viva la libertà di parola e di pensiero, viva la Costituzione Italiana!
Gruppo Scuola Lavoro e Libertà