Il nuovo rapporto della Commissione Europea “Education and Training Monitor 2013” mostra uno scenario variegato, dove le differenze tra i paesi europei sugli aspetti infrastrutturali della “tecnologia” e sulle prassi di approvvigionamento di contenuti e device (computer, internet, software), sono ancora molto marcate:
• a livello di scuola secondaria inferiore, l’ICT è presente come disciplina curricolare in quasi tutti i Paesi europei con l’unica eccezione di Italia e Portogallo; a fare da apripista è stata la Germania, alla fine degli anni ’70, mentre le comunità di lingua tedesca del Belgio, la Bulgaria e la Romania lo hanno fatto solo recentemente;
• nelle scuole secondarie inferiori, le competenze digitali costituiscono sia oggetto di una disciplina autonoma (“separate subject”) che strumento a supporto dello studio di altre discipline, anche se in alcuni paesi sono viste soltanto in una delle due forme;
• anche nelle scuole secondarie superiori l’informatica curriculare è ampiamente diffusa, con la sola eccezione di Italia, Olanda e Comunità fiamminga del Belgio.
In particolare le scuole italiane connesse ad internet oggi sono l’82% pari a 18.489 istituti, con una percentuale di aule in rete del 54,2% (155.105).
Qualsiasi iniziativa progettuale di innovazione tecnologica deve partire dai 4.200 plessi non connessi (18,5%) e dalle 130.000 aule non cablate (45,8%), cercando di definire una mappa delle sedi su cui è necessario intervenire per cercare di raggiungere alcuni grandi obiettivi entro dicembre 2015:
• ogni ambiente scolastico (aula, laboratorio, biblioteca, sala docenti, segreteria, presidenza etc.) connesso alla LAN della sede (via cavo o Wi-Fi);
• ogni scuola connessa alla Rete;
• ampiezza di banda adeguata a coprire le diverse esigenze della sede (sia didattiche sia amministrative);
• definizione delle necessarie policy di sicurezza.