Sono i problemi che alcuni parlamentari della sponda sud del Mediterraneo hanno portato sul tavolo della Commissione cultura dell’Assemblea parlamentare dell’Upm, presieduta a Roma dal deputato italiano Khalid Chaouki.
”Se la produzione cinematografica della sponda sud non ha visibilità al Nord quest’ultimo perde la possibilità di conoscere meglio i nostri Paesi – ha detto il deputato algerino Slimane Sadaoui – ed il sud continua ad essere visto solo come minaccia e terra di emigrazione”. Cui d’altra parte l’Europa risponde, ha aggiunto, con una politica restrittiva sui visti e trattamenti inadeguati per i profughi. L’esecutivo Ue, ha aggiunto, “dovrebbe smettere di frenare le nostre buone intenzioni”.
Il dramma siriano portato dal milione e mezzo di profughi in Libano è stato invece raccontato dal libanese Walid El-Khoury, che ha parlato di 200 mila alunni siriani da inserire nelle scuole locali e di uno “stato disastroso” in cui è caduta la già provata sanità pubblica dopo che “abbiamo accolto i nostri fratelli. E non vediamo – ha concluso – luce fuori dal tunnel”.
”In Tunisia si è creato un clima di scontro politico acuto dopo la rivoluzione – ha detto Mohsen Kaabi -, che ha portato sì una nuova libertà, ma anche una tendenza a portare la politica nella cultura sotto mentite spoglie”. E cosi’ una piece teatrale può diventare, ha aggiunto, occasione di insulti e divisioni.
L’irrisolta questione palestinese è stata al centro dell’intervento del parlamentare giordano Khamis Atieh e del suo collega marocchino Abdelmalek Aferiat, che si è anche chiesto se la politica euromediterranea sia orientata verso il nord o sud. Sul tema della mobilità per i giovani si è soffermata l’europarlamentare franco-algerina Malika Benarab-Attou: nella sponda sud del Mediterraneo ci sono tanti giovani che vogliono vedere il mondo, ha detto, ma che non sono migranti e non si vogliono fermare. Per questo – ha sottolineato – è necessario facilitare il rilascio dei visti, evitando che anche questi giovani si trasformino in immigrati clandestini.
”Domina una concezione dell’Europa come ‘fortezza”’, dove però alla fine resteranno soprattutto gli anziani, ha detto a sua volta Franco Rizzi, segretario dell’Unimed, Unione delle Università del Mediterraneo. All’Unione, fondata nel 1991, aderiscono un centinaio di universita’ delle due sponde del Mediterraneo, con numerosi progetti di scambio e attività di cooperazione, anche nel campo del ‘distant learning’. Ma appunto gli ostacoli non mancano, come quelli della difficile mobilità di studenti e docenti universitari, causa i tempi lunghi e le procedure di rilascio dei visti. Un problema che si intreccia con quello delle politiche europee in tema di controllo dell’immigrazione, e che si pone – risponde Rizzi – anche se gli atenei possono fare da filtro per le persone che richiedono il visto.
La questione, lamenta il docente che da 25 anni lavora sull’iniziativa Unimed, ”e’ che non si capisce cosa vogliano fare i politici” e quali siano le sedi dove si prendono le decisioni. Certo è che il progetto di un Erasmus per il Mediterraneo, sull’esempio di quello che forma generazioni di studenti europei, ”e’ stato rinviato di almeno un anno”.
Fra le iniziative che intanto vanno avanti, un’esperienza positiva è comunque quella della Bei, la Banca europea degli investimenti, dove vi sono opportunità di stage. Mentre Unimed sta lavorando al progetto di un forum permanente sul tema ”Dove va il Mediterraneo?” (titolo dell’ultimo libro di Rizzi, edito da Castelvecchi) e di una Unimed Football Cup, occasione di una spesso efficace ”diplomazia del calcio”. (Ansa)
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