“I ragazzi di oggi non riescono mantenere l’attenzione per più di dieci minuti”; “non riescono proprio a rimanere concentrati sul loro compito”… Gli insegnanti lamentano in forme e con parole diverse un dato costante al variare di tanti altri aspetti: la difficoltà di attenzione focalizzata in tanti loro alunni. (VAI AL CORSO)
Il problema non è da poco in quanto ha come pochi altri un enorme impatto sulla qualità dell’apprendimento. Alunni e studenti, tuttavia, sono spesso poco consapevoli delle loro difficoltà in tal senso e non sanno spesso riflettere sulla loro propria capacità di attenzione (meta-attenzione).
Lo studente infatti spesso non si rende nemmeno conto di essere scivolato più volte fuori del focus attentivo durante una lezione in classe o mentre sta studiando. Magari è convinto che tutto stia filando liscio, ma in realtà i suoi pensieri vagano più lontano (e creando molto più danno) di quanto egli stesso non creda e non voglia.
L’insegnante può lavorare in modo specifico per aiutare i suoi allievi a riflettere maggiormente su questo aspetto, attraverso svariate forme di intervento. Uno dei metodi più efficaci è quello di fare dell’attenzione l’oggetto di un vero e proprio percorso di studio, per esempio attraverso unità di apprendimento dedicate.
Un percorso che aiuti gli studenti a comprendere meglio come funziona sul piano psicologico (e anche neurologico) questo meccanismo; quali problemi (o punti di forza) specifici si riscontrano in se stessi; quali strategie è possibile adottare per migliorare e quali variabili psicologiche di tipo affettivo-motivazionale vi sono collegate.
In tale percorso, ogni disciplina può dare il proprio contributo e agganciare i propri contenuti. Si può studiare l’attenzione dal punto di vista delle materie letterarie: osservare ad esempio le proprie capacità attentive mentre si leggono racconti, romanzi, poesie, testi espositivi o argomentativi, in Italiano o in altre lingue, o mentre si segue un film o una rappresentazione teatrale. Con un confronto dialogico in classe su quanto è emerso.
Ma si può anche studiare quegli stessi testi dal punto di vista delle strategie che utilizzano per mantenere viva l’attenzione del lettore-fruitore: tecniche poetiche, narrative, retoriche, dialettiche, di inquadratura, montaggio, sceneggiatura, ecc.
In Musica, ci si può allenare a guardare al proprio stato di concentrazione durante l’ascolto di brani sinfonici, di canzoni, colonne sonore, anche di diverso genere. La stessa cosa, con la visione al posto dell’ascolto, riguarda le arti figurative.
La tecnologia, a sua volta, può dirci tantissimo, ad esempio, sulle strategie messe in atto dai social network o dai gestori di prodotti su internet per intercettare e mantenere viva la nostra attenzione su specifici oggetti (video, beni di consumo, testi, ecc.) e del ruolo che giocano su questo punto like, condivisioni, smile, banner, ecc. A loro volta, le Scienze e l’Educazione fisica possono contribuire definendo gli aspetto del sistema nervoso coinvolti nel processo attentivo o fare un discorso sull’attenzione nello sport.
Ma c’è anche una attenzione che possiamo declinare nel senso del prendersi cura, del concentrarsi su qualcosa o qualcuno, per risolvere problemi o per aiutare chi è più in difficoltà. In fin dei conti, chiediamo sempre agli altri più attenzione verso di noi così come gli altri la chiedono a noi. Essere attenti a… presenta insomma anche aspetti culturali, sociali, etici, economici, civili, perfino politici.
Un percorso di questo tipo, proposto nell’ottica di un curricolo verticale, può aiutare moltissimo i nostri studenti ad acquisire maggiore consapevolezza delle dinamiche attentive e, forse, ad autoregolarsi più efficacemente per far meglio fronte alle possibili difficoltà riscontrate giornalmente, nello studio così come in altri ambiti. Insomma, a scuola si tratta e si tratterà probabilmente sempre più di dedicare più attenzione… all’attenzione.
Su questi argomenti il corso L’attenzione e la concentrazione degli studenti scuola e nello studio, in programma dal 17 maggio, a cura di Giovanni Morello.
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