L’Istat ha condotto una serie di interviste ad un ampio campione di alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado nell’anno scolastico 2020-2021 per indagare sulle conseguenze della pandemia nella loro vita quotidiana.
Partendo dalla considerazione che i ragazzi e le ragazze che frequentano le scuole secondarie di primo e secondo grado sono stati toccati poco dalla pandemia dal punto di vista delle conseguenze di salute più gravi, la ricerca ha voluto scoprire come l’esperienza delle restrizioni li abbia colti di sorpresa sul piano relazionale, in quella fase della vita quando la socialità, come affermano coloro che hanno condotto l’indagine, assume progressivamente un ruolo di primo piano, con ripercussioni su tutte le principali dimensioni della loro quotidianità fatta di scuola, attività extrascolastiche, relazioni con i pari e tempo libero.
La quasi totalità degli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado (98,7%, pari a oltre 4 milioni e 220 mila) ha affrontato periodi di didattica a distanza. I cosiddetti “nativi digitali”, coloro che per motivi generazionali ben prima della pandemia utilizzavano ampiamente la vasta gamma di tecnologie digitali per la comunicazione, l’informazione, per giocare e la fruizione di audiovisivi, si sono trovati all’improvviso di fronte ad un uso completamente nuovo delle TIC (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione) durante la fase della didattica a distanza. In questo senso l’indagine dell’ISTAT rivela come siano emersi nuovi elementi di diseguaglianza connessi a divari digitali (e socio-economici) pre-esistenti.
L’80% dei ragazzi italiani ha potuto seguire sin da subito e con continuità la didattica a distanza nel periodo compreso tra marzo e giugno del 2020, ma tra gli stranieri la percentuale scende al 71,4%. In particolare, l’ISTAT ha messo in luce che nell’anno scolastico scorso gli alunni stranieri hanno fatto maggiormente ricorso al cellulare per seguire le lezioni (64,3% contro 53,7% degli italiani), spesso l’unico strumento a loro disposizione per seguire le lezioni, svolgere attività e persino prove di verifica. L’uso esclusivo dello smartphone ha riguardato il 16,8% dei ragazzi stranieri contro il 6,8% degli italiani, e l’utilizzo esclusivo del cellulare è molto più elevato tra studenti cinesi e marocchini rispetto alla media degli stranieri, circa il 23%.
Gli alunni delle collettività con le maggiori difficoltà scolastiche, spesso legate alla comprensione della lingua, che hanno avuto a disposizione mezzi meno adeguati per seguire la didattica a distanza, sottolineano i ricercatori. L’utilizzo esclusivo dello smartphone è anche connesso a una maggiore quota di ragazzi che classificano la propria famiglia povera o molto povera e emergono differenze significative anche a livello geografico. Il digital divide infatti sembra colpire maggiormente gli studenti del Sud Italia rispetto a quelli del Centro-nord.
Nel Sud e nelle Isole la quota di coloro che si sono collegati utilizzando tra gli strumenti anche il PC è dell’80,1% contro l’84,8% del Centro, l’85,8% del Nord-ovest e l’89,9% del Nord-est. Più svantaggiati di tutti sono gli stranieri che frequentano le scuole nel Mezzogiorno: nel 61,5% dei casi hanno potuto utilizzare anche il PC, una quota decisamente più bassa rispetto a quelli che vivono nel Nord-est (78%), nel Nord-ovest (73%) e al Centro (70,5%).
Il 50,9% degli intervistati ha dichiarato di avere una connessione poco stabile da casa, contro il 43,3% che ha affermato di averne una ottima, senza particolari differenze tra ragazzi italiani e stranieri. I ragazzi stranieri però hanno segnalato di dover gestire situazioni logistiche più complesse durante la didattica a distanza, come per esempio condividere la stanza con fratelli e sorelle o altri familiari: erano soli nella stanza l’87,7% degli italiani e l’81,4% degli stranieri, che nel 13,7% dei casi si trovavano con fratelli e sorelle contro il 6,9% degli italiani.
Il 67,7% degli intervistati ha affermato di preferire la didattica in presenza, il 20,4% ritiene uguali le due tipologie di didattica e solo l’11,9% predilige la didattica a distanza, tra cui le ragazze sono state più in favore alla didattica in presenza (69,5%) rispetto ai ragazzi (66,1%).
Il 68,3% degli alunni italiani preferisce le lezioni in presenza e la percentuale tra gli stranieri è del 60,3; la quota di ragazzi che preferiscono la didattica in presenza è particolarmente ampia per la cittadinanza albanese (64,4%), romena (63,1%) e marocchina (61,2%); al contrario le percentuali più basse di preferenze per la didattica in presenza si contano per cinesi (44,2%) e filippini (52,6%).
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