L’universo femminile e il digitale sembrano essere ancora due mondi distanti tra di loro.
A sancirlo sono gli impetuosi numeri forniti da Global Gender Gap report 2018 (Qui i risultati completi), dove L’Italia risulta essere al 70° posto su 149 Paesi nel mondo per capacità di colmare le differenze di genere. Nonostante la parità dei generi sia sancita come uno dei valori fondamentali della Comunità Europea, la realtà del nostro Paese è ben lontana da questi obiettivi. In tutta L’Unione Europea le donne guadagnano in media oltre il 16% in meno rispetto agli uomini. Divario rimasto intatto negli ultimi 5 anni, per cui a meno di forti accelerate, se il problema non viene seriamente affrontato il gap rimarrà attivo fino al prossimo millennio.
Anche i dati dell’ISTAT confermano questo trend negativo delle donne, che pur essendo oltre 1.7 milioni di più degli uomini in Italia, le lavoratrici sono oltre tre milioni in meno degli uomini, con un tasso di disoccupazione ovviamente più alto.
Come si spiega tutto questo? Perché questo fenomeno in un contesto dove le donne studiano mediamente più degli uomini, solo il 33% si iscrive a corsi di laurea scientifica?
A cosa è dovuta questa forte ritrosia nell’entrare dentro il mondo tecnologico?
Uno dei fattori determinanti di questo fenomeno è la resistenza di vecchi stereotipi e luoghi comuni.
Molte di loro, infatti, sono vittime del pregiudizio che vedrebbe le donne come più dotate per le discipline umanistiche. Pregiudizio che potrebbe avere origine a casa oppure a scuola, con genitori e insegnanti che indirizzano i ragazzi verso percorsi non in linea con le attuali tendenze del mercato del lavoro.
Ma l’universo femminile non può e non deve escludersi dalla rivoluzione digitale.
Perché alle donne sono universalmente riconosciute abilità e soft skill quali capacità al cambiamento, flessibilità, lavorare in multitasking e il problem solving; tutte competenze necessarie nelle aziende che vogliono trasformare il proprio Business ed innovarsi.
Di questo passo, si ipotizza (fonte Allen Institute for Artificial Intelligence) che la parità di genere nelle materie Steam avverrà solo tra 118 anni, un trend che senza una sferzata forte avrà un forte impatto sull’economia globale.
Per fortuna negli ultimi anni, sono stati attivati diversi progetti che hanno proprio l’obiettivo di diminuire il cosiddetto Digital Gender Gap, con il preciso intento di sviluppare le competenze e conoscenze in ambito STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).
Un progetto molto importante è “Coding Girl”, ideato da Fondazione Mondo Digitale che da anni aiuta le giovani donne a cimentarsi nella progettazione di un’attività imprenditoriale, dove sono imprescindibili intraprendenza, capacità organizzativa e spirito d’innovazione.
Il programma sviluppato anche grazie alla collaborazione con Microsoft giunto alla sua sesta edizione, nasce proprio con l’intento di combattere i pregiudizi di genere e accelerare il raggiungimento delle pari opportunità, grazie a 150 Coding girls delle scuole superiore che proveranno a trasmettere passione per la programmazione a circa 6000 coetanee di tutto il Paese.
Un effetto a cascata molto utile come metodo per creare la sferzata vincente, perché a loro volta le ragazze che programmano sono aumentate di anno in anno, capaci inoltre di organizzare in modo spontaneo altri eventi di alfabetizzazione informatica e digitale.
Altro progetto importante sempre guidato da Fondazione Mondo Digitale è “She Means Business” che ha come obiettivo quello di fornire formazione sulle competenze digitali, entro la fine del 2019, a oltre 2.000 donne del Mezzogiorno, che si aggiungono alle oltre 4.000 già formate nell’ultimo anno in tutta Italia.
Serve quindi una forte sprint e tante iniziative di questo tipo per eliminare il prima possibile questo Gap di genere.
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