Abbiamo incontrato il nuovo responsabile dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, per porgli le domande più ricorrenti dei tanti lettori che hanno aderito all’iniziativa della Tecnica della Scuola “Dillo al Ministro”.
Durante l’intervista si è parlato di precariato, concorsi, nuovi percorsi abilitanti, stipendi, mobilità, sostegno, progetti di legge, valutazione e tanto altro.
Qui di seguito, in sintesi, le risposte del ministro Lorenzo Fioramonti.
Abbiamo numeri fuori controllo, con troppi precari storici. Ma quando si hanno 170 mila precari, riuscire ad eliminarli in poco tempo è un compito impossibile: cercheremo di andare sotto i 100 mila per il prossimo anno.
Grazie all’avvenuta approvazione del decreto scuola, verrà bandito un concorso ordinario per almeno 24 mila posti. Partirà anche un concorso straordinario per i precari che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio: chi supererà una certa soglia di valutazione, ma non dovesse rientrare nei posti messi a disposizione, acquisirà comunque l’abilitazione.
Con un collegato alla Legge di Bilancio, che si approverà a fine anno, entro marzo-aprile partirà un nuovo percorso di abilitazione per i docenti delle scuole pubbliche e paritarie. È previsto un ulteriore percorso di abilitazione speciale transitorio, rivolto a chi non rientrerà nel concorso straordinario o nel percorso di abilitazione speciale.
Abbiamo i docenti meno pagati d’Europa. Il rinnovo del contratto è importante: ho parlato di 100 euro in busta paga. Con il Mef abbiamo calcolato che servirà un miliardo e mezzo. I giochi sulla Legge di Bilancio si fanno adesso: le possibilità sono molto buone. Ho legato il mio mandato a questo obiettivo.
Questi sono i paradossi del sistema: va la mia solidarietà a questi docenti che devono fare centinaia di chilometri per insegnare facendo spesso grandi i territori in cui lavorano. Ho chiesto subito al Miur di trovare una soluzione: è un problema endemico che scontenta tutti, ma non basta un atto d’imperio con la penna del Ministro.
Un altro caso di giuste rivendicazioni da parte di chi per anni ha portato avanti la docenza: non è stato trattato nel decreto legge, perché non si è trovata la convergenza in sede di discussione. E non c’erano le coperture. Pure i laureati in Scienze della formazione primaria hanno le loro ragioni: bisogna agire con equilibrio. Le sentenze di licenziamento vanno rispettate, garantendo anche la continuità didattica. Proveremo a trovare una soluzione in sede di conversione del decreto.
C’è troppa lentezza nel portare i docenti in cattedra. Ho stanziato subito 5 milioni di euro, affinché si possano fare corsi di sostegno anche a chi non insegna sostegno. E occorre formare e specializzare i docenti di sostegno: per questo, abbiamo deciso di ampliare i numeri dei posti nei Tfa universitari. Negare il sostegno è grave. Ho ricostituito l’Osservatorio di inclusione scolastica, per fare in modo che si arrivi ad individuare il problema prima che inizi il prossimo anno.
Il percorso è cominciato da mesi ed occorre rispettare il percorso parlamentare avviato. Dobbiamo sicuramente ridurre i numeri, aggravati dal problema in alcuni casi del sostegno: in alcuni casi, ci troviamo con classi affollate e contemporaneamente manca pure il sostegno. Non è possibile.
È un servizio di civiltà. Certo, servono risorse e i due miliardi chiesti sono l’inizio. Però è importante, perché serve un segnale di discontinuità. Per avere più classi, più docenti. E anche scuole sicure, accoglienti, confortevoli e sostenibili. Le risorse in Italia ci sono: bisogna avere il coraggio di investire.
Non è all’ordine del giorno delle mie attività come Ministro e non ho mai detto di togliere il crocifisso dalle classi. È una di quelle cose che hanno a che vedere con il dibattito isterico di questo Paese: a fronte di una domanda insistente, mi sono limitato a dire che credo in una scuola laica e sulle pareti mi piacerebbe vedere riferimenti alla Costituzione e allo sviluppo sostenibile.
Non potevo immaginate che ci fossero persone forzate a lavorare a 18 ore a tempo parziale. Eppure, c’è necessità di personale amministrativo a tempo pieno all’altezza, perché la scuola è diventata complessa. Ci si dimentica sempre del personale amministrativo, che agisce nelle retrovie: non possono lavorare con contratti part time
Se fatta bene è una grande opportunità, da svolgere in aziende, enti locali, strutture universitarie che abbiano un certo pedigree. Ci sono invece aziende dove gli studenti vengono sfruttati. L’alternanza è un percorso di orientamento verso la formazione, che deve rafforzare. Il monte orario non si tocca, ma trasformeremo l’obiettivo.
Credo molto nella valutazione. È utile, intesa come un’agevolazione per docenti e studenti. E non deve essere un onere. Perché non si deve studiare per passare il test di valutazione. Deve essere quasi invisibile. Non serve per punire, ma capire cosa fare per essere più efficienti, premiando chi ha incrementi proporzionali migliori. Invalsi e Indire devono lavorare meglio. I test Invalsi devono essere volontari, sarebbe bello avere la fila fuori dalla porta per farli.
La questione è importante, ma non è possibile che ogni Ministro che arriva cambi l’Esame di Stato. Rischia di diventare un elemento di narcisismo. Dobbiamo dare agli studenti un orizzonte temporale su cui prepararsi. Sulle buste, che è un elemento formale più che sostanziale, stiamo valutando quale intervento fare: garantiscono trasparenza, però necessitano di tempo e risorse. Vorrei evitare che ore e ore si perdessero per cercare di distribuire quesiti. Mentre le commissioni devono dedicarsi alla valutazione e all’esame degli studenti: non fare delle ‘lotterie’.
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