Caro Ministro, Le scrivo,
confessandole che per qualche settimana abbiamo temuto che Ella, avendo preso con noi della Tecnica della Scuola, il 4 settembre nel giorno del suo insediamento a capo del Miur, un impegno – quello di rispondere ai quesiti dei nostri lettori e alle loro perplessità in ordine ai tanti e forse pure incancreniti problemi della scuola – se ne fosse dimenticato. Questioni, per capirci, che si trascinano da decenni e che ancora rimangono lì, nascosti fra scartoffie dentro qualche cassetto del ministero dell’Istruzione.
Con ogni probabilità, abbiamo pensato, la dimenticanza iniziale, visti i tempi così lunghi, sarà stata causata dalle altre, tante faccende che la stanno affliggendo in questo periodo, come la tassa sulle merendine o l’esposizione del crocifisso nelle aule o le polemiche, astruse, ma pure banali, con l’on. Santanchè, le quali, mi creda, sono quisquilie, pinzillacchere, rispetto alla vertigine del precariato, agli aumenti stipendiali, alle scuole cadenti, i concorsi, la decadenza culturale dei nostri alunni e poi ci sono pure il merito, la carriera e tanto tanto altro.
E proprio su queste problematiche, Le si chiedono risposte, non definitive certamente, ma almeno di cortesia, considerato pure che oltre 10.000 lettori sulla pagina Facebook dedicata “Dillo al Ministro” hanno invaso la nostra redazione in pochi giorni (e ogni giorno aumentano) nella sincerazione che Lei non si sarebbe sottratto, come in effetti non sta facendo in base a quanto ci è stato assicurato, dando una Sua diretta, personale e pronta risposta, cosa che fra l’altro mai si era verificata coi colleghi che l’hanno preceduta.
Non era appunto mai avvenuto, nonostante sollecitazioni e inviti, che un ministro abbia dato disponibilità a scendere “in singolar tenzone” dialettica coi suoi diretti dipendenti: tesi e antitesi, con una universale speriamo “sintesi” stabile.
Capisco bene, come affermava Nietzsche, che “l’oblio sia una necessità per ciascun uomo: beati i dimentichi!”, chiosava; io però, in queste circostanze, ricordo Sant’Agostino: “pure dell’oblio si serba memoria”.
Tuttavia anche se questo “oblio conferisce tristezza alla coscienza del dimenticare, dà tuttavia un pizzico di gioia quando il ricordo, che sapevamo perduto, torna con tutta la sua forza evocativa. Se non ci fosse l’oblio dunque non ci sarebbe nemmeno la gioia del ricordo”.
E ora finalmente, noi delle Tecnica e Lei dal Miur abbiamo questa gioia comune, quella di ricordare ai nostri lettori che Lei sta sciogliendo la sua promessa, un regalo spassionato, ma fatto con piacere, per rievocare insieme la gioia di cui parlava Sant’Agostino.
Ecco perché siamo contenti: Ella infatti finalmente potrà rispondere alle domande che abbiamo catalogato e conservato per Lei da parte dei nostri numerosi lettori che ormai con ritmo sempre più frequente ci hanno regalato la tristezza (perchè non è dipeso da noi) di ricordare di sollecitare il ministro a discorrere con loro.
Fra le altre cose, accettando questo dialogo (ricorderà – se non l’ha scordato – l’Abazia di Uberto Eco che brucia per cancellare in modo definitivo la memoria di secoli) rimarrà di Lei una memoria scritta sulle pagine della Tecnica della Scuola, indelebile nei secoli, in modo che anche Ella, negli anni avvenire e con la barba ormai bianca, e magari circondato dai nipoti, possa dire: “Mi ricordo!”. E le sembra poco?
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