Sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche sta ormai succedendo di tutto.
Mancando una “cabina di regia” a livello nazionale si sta andando avanti in ordine sparso e c’è almeno da sperare che al più presto la Conferenza delle Regioni faccia almeno il tentativo di individuare alcuni criteri comuni.
In caso contrario bisognerà aspettarsi che le decisioni difformi o addirittura contrastanti anche a pochi chilometri di distanza rappresentino la regola anziché l’eccezione.
Esemplare è per esempio ciò che sta accadendo a Carpi, città di 70mila abitanti in provincia di Modena.
A Carpi funzionano attualmente 2 circoli didattici e 3 istituti comprensivi per un totale di più di 6mila alunni. I numeri per mantenere 5 autonomie scolastiche ci sono, ma l’Amministrazione comunale di centro-sinistra ritiene che 4 istituzioni scolastiche possano bastare.
La proposta è stata comunicata il 22 settembre scorso nel corso del consiglio comunale dall’assessore all’istruzione e sta già scatenando le proteste di docenti, operatori scolastici e famiglie.
“Se la proposta dovesse essere attuata – spiegano i membri della associazione Scuola futura – si dovrà scontare la perdita di numerosi posti di lavoro, bidelli in particolare ma anche personale di segreteria, che, oltre a creare un grosso disagio economico ai lavoratori interessati, si tramuterà in grosse difficoltà di carattere organizzarivo-funzionale e una riduzione della sorveglianza e quindi sicurezza dei nostri figli”.
I 4 nuovi comprensivi verrebbero a contare 1500-1600 alunni ciascuno: “Scuole così numerose – incalza Scuola Futura – rendono complessa la gestione, anche per il gran numero di sedi da seguire, e si riflettono inevitabilmente in un peggioramento della qualità della scuola di base carpigiana”.
Ma l’accusa che l’associazione muove all’Amministrazione comunale è anche squisitamente politica: “Lascia perplessi che l’assessora del PD operi scelte che vanno ben oltre il dettato della ministra Gelmini e si renda responsabile di tagli che si aggiungono e peggiorano quelli operati dal governo. E tutto questo nonostante una delibera regionale che invita i comuni a prevedere la formazione di istituti comprensivi che vadano da 800 ad un massimo di 1200 alunni, abbassando del 20% il limite minimo di 1000 imposto dalla manovra”.
Ad ogni modo a Carpi insegnanti e genitori annunciano battaglia su una scelta che viene definita senza mezzi termini “scellerata”: “Sarà importante coinvolgere i sindacati, non solo di categoria ma anche confederali, perchè la loro voce non può essere ignorata in una decisione che ha così tanti risvolti legati al lavoro”.