Con il combinato disposto del D.L. 112/2008, e suo piano attuativo, e dell’art. 19 del D.L. 98/2011, convertito dalla legge 111/2011, si è proceduto negli anni passati a un forzoso accorpamento di scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado in istituti comprensivi aventi almeno 1000 alunni (senza alcun limite massimo, così come per il settore secondario superiore), ridotti a 500 nelle confermate zone in deroga; e si è disposto di non assegnare alle scuole con meno di 500 alunni (300 sempre per le zone in deroga) un dirigente titolare, quindi affidate in reggenza.
Di lì a breve, e in pejus, la legge 183/2011 (Legge di stabilità per il 2012) ha elevato il parametro minimo a 600 (400 per le consuete deroghe) e, dopo il dirigente, negando a queste scuole anche un DSGA titolare. Durante il periodo del Covid questo parametro per assegnare l’autonomia scolastica è sceso a 500 alunni con le solite deroghe.
Nel testo approvato dal governo Meloni nella Legge di Bilancio 2023 la cifra attuale di studenti da assegnare a ciascun istituto, passerà da 600 a 900 circa. Ne deriva che verranno realizzati accorpamenti degli istituti.
Secondo il calcolo dei sindacati sono a rischio 700 scuole. Il provvedimento si dovrebbe applicare dall’anno scolastico 2024/2025. La ratio del provvedimento sembra dettata dal calo delle nascite e quindi dal calo delle iscrizioni che ci saranno in futuro.
Si poteva approfittarne per abolire le famigerate classi-pollaio, per diminuire il numero degli alunni nelle classi che così possono essere seguiti meglio e per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, diffusa soprattutto nel Meridione. Ma prevale la solita logica dei tagli e dei risparmi a danno della qualità della scuola.
Inoltre si sottovaluta il ruolo del dirigente scolastico e del DSGA (ma questo è evidente già nelle basse retribuzioni che ricevono rispetto agli altri dirigenti pubblici).
L’accorpamento di più sedi scolastiche comporta che il dirigente scolastico si deve limitare ad essere un puro amministratore, senza la possibilità di essere anche leader educativo, dalla cui combinazione scaturisce la specificità del dirigente scolastico. A stento conoscerà i docenti e gli alunni, essendo impegnato nelle pratiche burocratiche.
Il DSGA, mestiere che si va sempre più aggravando per incombenze e competenze richieste (ricostruzioni di carriera, pensionamenti, PNRR ecc.), dovrà prendersi in carico i problemi finanziari di più scuole. C’è un malessere sottovalutato di questa categoria perché non riesce a esprimersi sindacalmente, ma temo che porterà negli anni a rifiutare questo ruolo e a cercare mestieri più remunerativi e più semplici, dato che gli si chiede per un misero stipendio di essere un tuttologo e di aggiornarsi continuamente per esserlo.
Eugenio Tipaldi