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Dimensionamento, in Toscana non cambierà nulla

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In alcune regioni potrebbe non mutare affatto i destini degli assetti scolastici regionali, almeno sul breve periodo, la tanto commentata sentenza della Corte costituzionale che in un primo momento sembrava dover smontare l’ordine imperativo, proveniente dallo Stato centrale, di costituire delle uniche istituzioni scolastiche, accorpandole, sino a quando queste non superino la soglia dei mille iscritti. È questo, almeno, il pensiero di alcuni addetti ai lavori. Tra cui figura Stella Targetti, vicepresidente e assessore all`istruzione della Toscana, la quale ha spiegato che pur apprezzando la “sentenza della Corte costituzionale che rimette ordine nelle competenze e riconsegna alle Regioni, come è giusto che sia, il diritto di decidere sulla rete delle istituzioni scolastiche”, ha ammesso che la sua adozione non avrà probabilmente alcuna incidenza sulla programmazione dell`offerta formativa e sul dimensionamento della rete scolastica toscana 2012/2013.
“Le delibere assunte dalla Giunta regionale sono infatti – ha detto Targetti – il frutto di un lavoro attento e di una volontà largamente condivisa dalle realtà del territorio che partecipano alla formulazione della pianificazione scolastica regionale. L`impegno messo in campo dalle Regioni su questo tema ha permesso infatti di dare un`applicazione delle norme più intelligente che tenga conto delle specificità territoriali e al tempo stesso metta in sicurezza la rete scolastica”. Il riferimento dell’assessore toscano è all`adozione di una media regionale una media riferita all`intero complesso degli istituti comprensivi che non riguardi, in valore assoluto, il singolo istituto.
Il problema è che in questo modo rischiano di rimetterci gli istituti con particolari esigenze, anche logistiche. Qualora però sul territorio “si manifestassero esigenze particolari – sottolinea Targetti -, siamo disponibili a prendere in esame le singole situazioni nel contesto della programmazione scolastica e del piano di dimensionamento 2013/2014”.
Per l’assessore, inoltre, rimane in vita il problema delle sempre più possibili reggenze. “Questa sentenza – sostiene – non risolve il problema del tutto perché comunque riconosce allo Stato il diritto di non assegnare il dirigente scolastico agli istituti che ritiene sottodimensionati. E questo, oltre a riproporre il problema delle competenze, è inaccettabile: un`autonomia senza testa non ha neppure le gambe”. Ma su questo punto non ci si poteva aspettare che la Consulta cambiasse le regole. Dirigenti e personale, del resto, vengono pagati dall’amministrazione pubblica. Che, a seguito di questa non trascurabile incombenza, vuole continuare a gestire i suoi dipendenti.