Con l’accorpamento di nove scuole dell’obbligo in sei nuovi istituiti comprensivi, dalle dimensioni rispettivamente di 1.327, 1.259, 1.082, 1.355, 1.220 e 1.143 studenti ciascuno, il comune di Arezzo si è trovato tra le mani una bella patata bollente. La decisione infatti a molti sembra non essere gradita. L’associazione Genitori “A.Ge. Toscana” e la Consulta provinciale dei genitori di Arezzo sabato 21 marzo hanno lanciato un comunicato stampa denunciando che “la scelta del Comune di Arezzo penalizza gravemente i bambini e il loro diritto all’istruzione e va contro la normativa dello Stato e le indicazioni della Regione Toscana”.
“Occorre garantire ai nostri figli un’organizzazione dell’offerta formativa adeguata e idonea a stimolare le capacità di apprendimento e socializzazione e il diritto costituzionalmente sancito all’istruzione”, ha dichiarato Giuseppe Argirò, presidente della Consulta provinciale dei genitori di Arezzo.
“L’esperienza degli istituti comprensivi va avanti ormai da una dozzina di anni–ha affermato Rita Manzani Di Goro, presidente dell’Associazione genitori A.Ge. Toscana–ed è dimostrato che si tratta di una forma organizzativa poco gradita agli insegnanti e che ha dato solo episodicamente risultati di pregio. È vero che gli istituti comprensivi hanno una loro funzionalità nelle zone a scarsa densità abitativa, ma non funzionano quando superano i 1.000 alunni”.
Alle accuse ha risposto lunedì 23 marzo l’assessore alle politiche sociali ed educative, Francesca Tavanti.
“Il dimensionamento scolastico –ha specificato l’assessore-, proposto dal Comune di Arezzo e deliberato dalla Regione Toscana dopo una lunga fase di consultazione con i genitori ed il mondo della scuola, rispetta due criteri: l’interesse degli alunni e la legge”.
Francesca Tavanti ha anche precisato che “il dimensionamento non comporta la chiusura di classi o di scuole; non comporta il trasferimento di classi o alunni da una sede all’altra. Il dimensionamento interessa i vertici della rete scolastica e quindi le Direzione Didattiche”.
“Il Comune di Arezzo –continua-, d’intesa con la Regione Toscana, ha rispettato lo spirito della legge regionale e nazionale cercando di trovare un equilibrio tra un nuovo dimensionamento della rete scolastica ed i tetti, minimi e massimi, per ogni istituto comprensivo. E lo abbiamo fatto dopo aver realizzato un ampio confronto con tutto il mondo della scuola trovando ovunque consenso, attivando anche un tavolo tecnico che ha seguito, passo passo, tutta l’evoluzione della proposta che è stata infine trasmessa alla Regione Toscana”.
“Mi preme infine ribadire –ha concluso la Tavanti- che l’istituto comprensivo è unanimemente riconosciuto dalla migliore pedagogia come un fattore importantissimo per migliorare la qualità dell’insegnamento, in quanto consente di impostare, dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di primo grado (dai 3 ai 14 anni), un curriculum di apprendimenti progressivi calibrato sull’effettiva necessità e possibilità dei singoli alunni”.