Apprendiamo con soddisfazione, dai vari organi di stampa, che le regioni del sud, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria, insieme alla Toscana e all’Emilia Romagna hanno impugnato o deciso di impugnare il cosiddetto dimensionamento scolastico. In pratica l’attuale maggioranza, con la legge di Bilancio n. 197/2022, ha stabilito che, a decorrere dall’anno scolastico 2024/25, “il contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni è definito con decreto del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sulla base di un coefficiente non inferiore a 900 e non superiore a 1000, relativo al numero degli alunni iscritti nelle istituzioni scolastiche statali regionali e tenuto conto di alcuni parametri perequativi relativi alla densità degli abitanti e alle specificità linguistiche”. In pratica il numero di dirigenti scolastici e dsga, per ciascuna regione, si ottiene dividendo il numero degli alunni su base regionale per 900 (o 1000) corretto da alcuni parametri perequativi.
Le giunte regionali hanno deciso di proporre ricorso alla Corte Costituzionale perché, in virtù di detta legge, ci sarà una notevole riduzione del personale tra le figure di vertice, oltre che dei collaboratori scolastici e del personale delle segreterie. Il dimensionamento scolastico è stato introdotto dal D.P.R. n. 233/98, con il quale si prevedeva che potesse essere assegnato un dirigente scolastico e un direttore dei servizi generali e amministrativi se il numero di alunni, per ciascuna istituzione scolastica, superava le 500 unità (derogato a 300 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche). Il D.P.R. n. 233/98 è stato modificato dalla legge n. 111/2011, con la quale i suddetti parametri sono stati elevati a 600 e, per le istituzioni in deroga, a 400 alunni, per cui le scuole con numero di alunni inferiore, devono essere affidate a reggenza e sono costrette a condividere queste figure apicali con un’altra istituzione scolastica. Un equilibrato dimensionamento era finalizzato “al conseguimento degli obiettivi didattico pedagogici programmati, mediante l’inserimento dei giovani in una comunità educativa culturalmente adeguata ed idonea a stimolare le capacità di apprendimento e socializzazione”. È evidente, pertanto, che il nuovo dimensionamento scolastico non solo riduce il personale tra le figure di vertice ma viene meno il conseguimento dell’obiettivo della costruzione di una comunità culturalmente adeguata a favore di mega istituti, con circa 1000/1500 alunni, il tutto a scapito del miglioramento dell’apprendimento e della socializzazione degli alunni. In pratica si fa cassa nonostante siano evidenti i danni provocati al sistema.
Quello che invece facciamo fatica a comprendere è la ragione per cui nessuna giunta regionale abbia appellato e nessun partito politico svolto interrogazioni parlamentari, sul fatto che il Ministero dell’Istruzione, retto dal Ministro Bianchi, non abbia applicato ben tre leggi approvate dal parlamento e che permettevano l’inserimento di ulteriore personale scolastico ed evitare numerose reggenze.
Infatti, con due leggi finanziare, la 178/2020 e 234/2021 (per gli anni scolastici 2021/22, 2022/23 e 2023/24), si erano ridotti i parametri a 500 e, per le istituzioni in deroga, a 300 alunni, per l’assegnazione di un dirigente scolastico e un Dsga, stanziando circa 120 milioni di euro per le maggiori spese.
Il parlamento aveva ribadito, con la legge 79/2022, che alle sedi scolastiche, con un numero di alunni superiore a 500/300, fosse assegnato un dirigente scolastico e un Dsga. A causa di cavilli burocratici, le tre leggi sono state disattese, i 120 milioni di euro stanziati non sono stati utilizzati e numerose sedi scolastiche sono state assegnate in reggenza. In pratica, non viene sfruttata l’occasione della denatalità per ridurre le classi pollaio e rendere più equilibrato il dimensionamento delle sedi scolastiche, ma si fanno leggi che vanno nella direzione opposta. Di conseguenza, non solo aumenteranno le difficoltà degli alunni che vivono in zone disagiate e che saranno costretti a spostarsi, con mezzi pubblici o privati, per poter frequentare le lezioni, ma si amplificherà, altresì, il disagio degli alunni che saranno costretti a frequentare mega istituti culturalmente non adeguati alla loro realtà. In buona sostanza si continua a far cassa sul sistema scolastico nonostante i danni evidenti evidenziati dalla riduzione delle competenze degli alunni e dall’aumento della dispersione scolastica.
Giovanni Tosiani
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