La sentenza con cui la Consulta dichiara l’illegittimità costituzionale delle legge regionale della Sardegna in materia di dimensionamento scolastico merita di essere letta e commentata perché Corte Costituzionale relativa e passa il decreto sul dimensionamento mette in evidenza alcune contraddizioni di non poco conto.
Questi i fatti.
Agli inizi del 2024 la Giunta di centro-destra della Regione Sardegna aveva approvato una legge che metteva in discussione il piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche definito dal Ministro Valditara con riferimento a quanto previsto dalla legge finanziaria del 2023.
Già nei mesi precedenti l’assessore regionale di centro-destra Andrea Biancareddu aveva “dichiarato guerra” al Governo con dichiarazioni pesanti: “Se passa il decreto sul dimensionamento scolastico dovranno commissariarmi”.
A buttare benzina sul fuoco erano stati anche alcuni sindacati, in particolare la Flc-Cgil secondo cui la contiguità politica con il Governo avrebbe di fatto impedito alla Regione di prendere una posizione netta: “Ci chiediamo quali atti intenda portare avanti la Regione Sardegna dal momento che altre Regioni si sono già mosse con ricorsi alla Corte Costituzionale e con altre azioni dirompenti, come quella della Toscana, il cui governo ha approvato una delibera nella quale mette nero su bianco la decisione di non recepire le nuove norme. Non sembra questa però la linea attuale della Regione che, anche sul fronte Istruzione, mostra il consueto immobilismo e una certa subalternità ai dettami di Roma”.
Alla resa dei conti, come abbiamo detto, nel febbraio di quest’anno la Regione decide di approvare una legge a dir poco dirompente che di fatto ribalta completamente i criteri del dimensionamento scolastico che erano stati stabiliti a livello nazionale dal Ministero.
Ovviamente la scelta della Regione Sardegna aveva riscosso molto consenso fra chi si stava opponendo al dimensionamento voluto da Valditara.
Anche se in più di un caso chi stava mostrando di apprezzare la decisione della Regione erano anche coloro che, contemporaneamente, si stavano schierando contro le norme sulla autonomia differenziata, a difesa della “unitarietà” del sistema scolastico nazionale.
Adesso, la sentenza della Consulta, alla quale il Governo ha fatto ricorso, mette le cose in chiaro.
La Regione – dice la Corte Costituzionale – è andata molto al di là delle proprie competenze in quanto la legge del febbraio scorso interviene persino sullo stato giuridico del personale della scuola e su prerogative di natura contrattuale.
“La disposizione regionale – afferma infatti la Consulta – determinerebbe anche la compromissione dell’unitarietà ed omogeneità, sul piano nazionale, della disciplina dello stato giuridico e del trattamento economico del personale scolastico, con conseguente violazione degli artt. 3 e 97 Cost., e della potestà legislativa esclusiva dello Stato in materia di norme generali sull’istruzione, di cui all’art. 117, secondo comma, lettera n), della Costituzione.
Il paradosso, insomma è servito perché a sostenere le Regioni che, come la Sardegna, si sono opposti al Piano di dimensionamento “centralista” di Valditara e del Governo Meloni sono anche coloro che sono scesi in piazza (o lo stanno facendo) per contrastare il progetto Calderoli sulla autonomia differenziata.
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