Continuano le proteste dei sindacati scuola per i piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche.
Proprio in queste ore Flc-Cgil ricorda che i parametri per il dimensionamento della rete scolastica devono essere definiti con un decreto dei Ministeri dell’Istruzione e del Merito e dell’Economia e delle Finanze, in accordo con la Conferenza Unificata; in caso di mancato raggiungimento di tale accordo, il decreto può essere emanato anche dai soli due ministeri che devono individuare autonomamente un parametro compreso tra 900 e 1000 alunni attraverso il quale stabilire il numero di dirigenti scolastici assegnati a ciascuna regione a cui deve corrispondere il numero di scuole funzionanti.
Effettivamente il tavolo di concertazione con la Conferenza Unificata si è concluso proprio con un nulla di fatto e così MIM e MEF hanno firmato un decreto di cui è stata data informazione ai sindacati il 20 giugno scorso.
“Nel corso dell’incontro – sottolinea la segretaria generale Gianna Fracassi – la FLC CGIL ha espresso il suo fermo dissenso sui contenuti del decreto a causa dei pesantissimi tagli previsti nella tabella di ripartizione regionale degli organici di Ds e Dsga, soprattutto nelle regioni del Sud Italia”.
Il fatto è – aggiunge ancora la Flc – che “a più di due mesi da quell’incontro, non c’è nessuna traccia della pubblicazione del decreto, nel frattempo registrato dagli organi di controllo e inviato alle Regioni che in queste settimane stanno avviando i piani di dimensionamento della rete scolastica, confrontandosi con i dati di una tabella applicativa che, rispetto alle 8.089 istituzioni scolastiche funzionanti nell’a.s. 23/24, prevede per il prossimo triennio un taglio di ben 780 istituzioni scolastiche di cui 628 solo nel prossimo anno”.
Le regioni più penalizzate sono quelle meridionali, dove negli anni passati poco o nulla è stato fatto per adeguare le diverse situazioni territoriali ai parametri previsti dalla legge.
Secondo Flc-Cgil il piano avrà “ricadute pesantissime soprattutto sulle regioni del sud che subiranno un vero e proprio stravolgimento della rete scolastica”; effettivamente i numeri sono piuttosto allarmanti: 128 scuole in meno in Campania, 79 in Calabria, 58 in Puglia, 42 in Sardegna e 92 in Sicilia: in pratica più la metà dei “tagli” si concentra in 5 sole regioni.
Per la verità non dappertutto, però, i sindacati contestano le scelte delle regioni: in Calabria, per esempio, le linee guida predisposte dalla Regione sono state apprezzate dai sindacati.
Ma si tratta di una condivisione tutto sommato teorica: infatti, adesso che si sta passando all’atto pratico, i nodi stanno arrivando tutti al pettine, anche perché la regione, in accordo con i sindacati, aveva chiesto che il piano potesse essere attuato gradualmente, mentre la norma della legge di bilancio prevede un primo step piuttosto pesante per il 2024/25.
La FLC CGIL, annuncia intanto di aver l’intenzione di impugnare il decreto “fantasma”, “ritenendo molto grave questo comportamento omissivo del Ministero, che infrange le più elementari regole di trasparenza e correttezza amministrativa e getta un cono d’ombra su un’operazione totalmente sbagliata e dannosa per tutto il sistema scolastico”.
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