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Dimensionamento scolastico: se fatto correttamente può essere una risorsa per migliorare il sistema

Leggiamo in questi giorni sulla stampa e sui social della preoccupazione di alcuni personaggi politici e persino registi su quella.che il deputato Gianassi ha definito la (ventilata) “cancellazione dell’autonomia ed identità” di uno storico liceo di Firenze, dallo stesso attribuita “alla norma del Ministro Valditara sull’accorpamento delle scuole”.

Orbene quella che è definita come norma sull’accorpamento delle scuole è il Decreto Ministeriale n. 127 del 30 giugno 2023 che stabilisce le linee guida per il dimensionamento della rete scolastica e il razionale utilizzo delle risorse. Tale decreto non inserisce, come da molti paventato, un automatismo tra il numero minimo di alunni iscritti ad una scuola e la sua permanenza di autonomia, ma il numero di 900 alunni costituisce il divisore per il quale si divide la popolazione scolastica al fine di determinare il numero massimo di dirigenti in organico nazionale e regionale.Sottolineando che le decisioni di accorpamento sono adottate “in accordo con le esigenze specifiche dei territori” in considerazione del contesto sociodemografico e le caratteristiche delle scuole interessate, la norma lascia tali ponderazioni alle Regioni. 

Secondo il Decreto Legislativo n. 112/1998 e successivi aggiornamenti, infatti, la competenza per la programmazione della rete scolastica spetta principalmente alle Regioni. Ogni Regione è responsabile di redigere il piano di dimensionamento scolastico, in stretta collaborazione con i Comuni e con il coinvolgimento delle comunità locali, tenendo conto della specificità del territorio e delle esigenze di ciascuna realtà scolastica. D’altronde, essendo l’obiettivo della norma quello di rendere sostenibile il sistema educativo, mantenendo la qualità dell’offerta formativa e migliorando l’efficienza gestionale delle istituzioni, essa stabilisce una serie di deroghe ed anche la possibilità di bilanciamento tra diverse Regioni.In ogni caso bisogna chiarire al pubblico non esperto che anche se una scuola venisse accorpata, comunque non sarebbe cancellata la sua identità, cambierebbe la sua organizzazione e non le persone che la compongono e le peculiarità che la caratterizzano.È evidente che l’intenzione del Ministro e del Ministero non sia la “cancellazione” delle identità scolastiche per ridurre i costi di un servizio, sul quale invece si cerca di far confluire sempre maggiori investimenti, ma piuttosto introdurre un meccanismo per ottimizzare risorse per ciascuna scuola.

Le scuole sottodimensionate, affidate in reggenza, potrebbero trarre dal dimensionamento opportunità di maggiore confronto e crescita: Istituti più grandi hanno maggiori risorse economiche e umane e possono offrire un’ampia gamma di attività extracurricolari, sportive e culturali, favorendo lo sviluppo delle competenze degli studenti.D’altra parte, stiamo osservando già da alcuni anni che il calo delle nascite e l’invecchiamento della popolazione stanno conducendo a una riduzione del numero di studenti, con conseguenti ripercussioni sulla sostenibilità economica e sull’efficienza delle scuole, soprattutto in alcune aree geografiche. Auspichiamo tutti che la Regione Toscana adotti particolare attenzione nella gestione del dimensionamento.
E per quanto riguarda il Deputato – a cui discolpa va il fatto che la scuola è il settore in cui maggiore è il rischio di prendere abbagli poiché la normativa e l’organizzazione della scuola sono talmente speciali che è necessaria una conoscenza tecnica approfondita per poter comprenderne i meccanismi – mi sentirei di spingerlo ad assicurarsi di ciò e gli direi che qualsiasi notizia allarmistica andrebbe sempre prima ben verificata.

Anna Tiseo

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