Per integrare gli stranieri il primo passo è la conoscenza della lingua italiana. La legge cosiddetta Buona scuola aveva anche questo obiettivo tra le sue finalità, proprio per consentire quello «ius culturae» indispensabile per ottenere la cittadinanza italiana.
Senonché, nonostante nel concorso del 2016 siano state previste 506 cattedre per tale scopo, nello schema di decreto interministeriale del 15 maggio con cui il Miur stabilisce gli organici del triennio 2016-2019, di questi posti non vi è traccia.
Ilgiornale.it, riportando la notizia, non lesina stoccate feroci al Governo.
“Zero assegnazioni nelle scuole secondarie, quelle che secondo gli ideologi dello ius soli dovrebbero contribuire a forgiare i nuovi italiani sui valori della Costituzione. Nemmeno un accenno ai «laboratori di italiano nelle scuole primarie»”.
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Eppure, continua ilgiornale.it, «A023-Lingua italiana per discenti di lingua straniera» specifica per alloglotti, doveva servire a evitare i muri di ghettizzazione e di emarginazione che si creano in certe classi con alte percentuali di stranieri. Tanto che erano previsti 101 posti in Lombardia, 49 nel Lazio, 54 in Emilia Romagna, 43 in Toscana, regioni con un elevato tasso di studenti non italiani”.
“Se è vero che spetta agli uffici scolastici regionali mettere nero su bianco il fabbisogno delle regioni, di scritto nella bozza del decreto Miur ci sono solo due righe in cui «si raccomanda di garantire l’istituzione nell’organico di potenziamento dei Cpia di almeno due posti di italiano per alloglotti»”.