La preside di un Istituto Tecnico, con cinque indirizzi informatica, elettronica, telecomunicazioni, automazione ed energia, di fronte al dimezzamento di ore e di fondi ai programmi di scuola-lavoro, ha deciso di andare avanti lo stesso con progetti che prevedono anche 600 ore.
Spiega la dirigente, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore: «Sicuramente gli studenti dell’istituto tecnico industriale Enrico Fermi di Roma faranno, nel triennio, più di 150 ore di alternanza scuola-lavoro (ora denominata, percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento). Anzi. Con i miei docenti, abbiamo deciso di inserire nel Piano triennale dell’offerta formativa (il Ptof), che è il biglietto da visita di ciascuna scuola per studenti e famiglie, la frase che la formazione on the job “rimane uno dei punti cardine” della nostra proposta didattica».
«Per un tecnico industriale – spiega la preside- il collegamento con le imprese è indispensabile. Già con la legge 107 nel mio istituto diversi progetti di alternanza arrivavano anche a 600 ore. Per i ragazzi è una grande opportunità avere un contatto diretto con il mondo del lavoro. Anche per gli insegnanti è una bella sfida, perché permette di arricchire la didattica».
Certo, adesso, «dovremmo fare i conti con minori risorse, da circa 60mila euro siamo passati a 26.928 euro – aggiunge la dirigente-. Soldi che utilizzo per retribuire i professori, per pagare trasporto, vitto ed eventuale soggiorno dei ragazzi. Mi auguro che il governo ci ripensi. Insegnare la teoria con la pratica è stata la sfida del Rinascimento italiano, e i Tecnici degli anni ’50, durante i quali scuola e lavoro si parlavano quotidianamente, hanno fatto la fortuna dell’Italia del dopoguerra».
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