La spesa per la scuola è destinata inevitabilmente diminuire: sta scritto a chiare lettere nel Documento di Economia e Finanza predisposto nel pomeriggio del 6 aprile dal Consiglio dei Ministri.
Si tratterebbe – secondo il Ministero dell’Economia – di una scelta pressoché obbligata: “Da tempo – si legge nella bozza del documento – le proiezioni ufficiali evidenziano una tendenza generalmente comune, anche se con intensità diverse nei paesi dell’Unione Europea, ad un rapido invecchiamento della popolazione. Ciò comporta, in primo luogo, una riduzione significativa della popolazione attiva e un maggiore carico su di essa delle spese di natura sociale”.
Le conseguenze sono del tutto obbligate: aumentano i costi dei sistemi pensionistici e dell’assistenza sanitaria; le maggiori spese “sono solo in parte compensate dai minori esborsi per l’istruzione legati al calo delle nascite”.
La tabella relativa alle previsioni di spesa per i prossimi decenni è assolutamente impietosa: nel 2020 la spesa per l’istruzione è stata pari al 4% del totale, ma scenderà al 3,5% nel 2025 per mantenersi intorno al 3,4-3,5% negli anni successivi.
Questo scenario, però, potrebbe cambiare (in peggio per la scuola) se il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione dovessero aumentare ulteriormente.
In netta controtendenza con le previsioni del Governo sono invece gli auspici di Carlo Cottarelli che – come riferiamo in altro servizio – continua a sostenere la necessità di aumentare in modo significativo la spesa per scuola e università.
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