Su La Repubblica è stato presentato uno studio di “Education First” sulla conoscenza della lingua inglese nel mondo. Secondo lo studio dal 2015, tra i giovani di 18-20 anni la conoscenza dell’Inglese continua a diminuire (-89 punti, dice l’indice globale). Molti Paesi, tra cui l’Italia, hanno registrato cali legati alla pandemia sempre in questa fascia d’età, accelerando la tendenza mondiale.
L’Italia è scesa al 35° posto della classifica, a pari merito con Spagna e Moldovia. Preoccupa l’indice globale che, dopo una crescita lenta fino al 2018 (506 punti), ha visto una discesa che nel 2023 l’ha portato a quota 493 punti.
Il nostro Paese è alla posizione 35 sui 113 Paesi presi in considerazione, alla posizione 26 in Europa. Dal 2011 ad oggi ha conosciuto un progresso nel suo rapporto linguistico: da 475 punti è arrivata a 535, a fronte di un punteggio medio globale di 505. Il nostro Paese nel 2020 era arrivato a 547 punti e, ancora, nel 2022 a 548 punti, poi nel 2023 è bruscamente sceso (-13). Nelle cinque definizioni del ranking, da “alto” a “molto basso”, l’Italia resta al livello 3, “medio”.
La regione dove si parla meglio l’inglese è il Friuli-Venezia Giulia, che con 583 punti torna al vertice della classifica nazionale e mostra una “buona competenza” che, in un supposto ranking per nazioni, lo porterebbe tra il 18° il 19° nel mondo. Padova è la città dove si parla l’Inglese migliore: 617 punti la posizionano sopra l’Austria, terza nel mondo. Sempre in Italia, a seguire ci sono le città di Bergamo, Brescia, Verona e Bologna.
Quindi, Milano, Torino, Venezia, Pisa e, al decimo posto, Genova, tutte realtà urbane dove sono presenti sedi universitarie. La prima città del Sud presente è Palermo, dodicesima. Roma è sedicesima. La regione dove si parla peggio l’Inglese è la Calabria, 508 punti, un punteggio in media con il trend mondiale.
Su X si è scatenato un intenso dibattito in merito alla questione, toccando il tema dell’insegnamento dell’inglese a scuola. Chi è responsabile di questa situazione? Secondo molti i docenti e la scuola:
“Fatevi un giro nelle scuole a vedere chi insegna inglese: la maggioranza ha una pronuncia maccheronica e articola frasi con 4 parole in croce. Io l’inglese l’ho imparato grazie ai telefilm in lingua originale”.
“Ho imparato l’inglese di più con i videogiochi piuttosto che a scuola”.
“Comunque secondo me dipende da come studi, e da chi ti insegna. Se lo studi correttamente, e magari giochi a videogiochi inglesi e guardi YouTuber americani, lo impari meglio”.
“Sempre colpa dei ragazzi a scuola, mai degli insegnanti. Certo”.
“A scuola mia conversazione si fa praticamente mai, si studia letteratura inglese (che non aiuta la lingua ma vabbè) e grammatica che è utile ma non quando stai cercando di imparare a ottenere un livello decente di inglese, che senso ha teoria senza pratica?”.
“I ragazzi italiani imparano l’inglese sempre meno? E perché non fanno come in molti stati, che l’inglese viene insegnato ogni giorno. Non come in Italia 1 ora o 2 a settimana”.
“Lo insegnano male. Ho studiato inglese per 17 anni praticamente perché ho iniziato dall’asilo.. poi ho scelto anche il Liceo Linguistico, eppure se ho un B1 é giá molto”.
“Ah perché a scuola ti insegnavano l’inglese? Chi esattamente? Professori che hanno una pronuncia sbagliata, che invece di farti listening, si impuntano su esercizi scritti (quando va bene). Le lingue si imparano fuori, conversando con gente, guardando filmati in lingua originale”.
C’è anche chi crede che sia un problema più ampio:
“Studiato a scuola per 8 anni con ottimi professori, portato anche alla maturità con ottimi risultati, ma non sapevo parlarlo, né lo capivo quando parlavano in lingua originale. Sono andato due mesi negli USA e l’ho finalmente imparato. Le lingue non si imparano a casa propria”.
“C’è internet, YouTube, la possibilità di guardare programmi tv e serie in lingua originale. A 18 anni non è che si ha bisogno del tutor”.
“Al giorno d’oggi ci sono mille metodi per imparare l’inglese anche meglio di come lo si farebbe a scuola, contenuti in inglese, canzoni, podcast, film, serie tv, ci sono app con cui prenotare ore di conversazione con madrelingua, non siate pigri”.
Ecco il metodo di insegnamento dell’inglese della docente Norma Cerletti, nota su Instagram come Norma’s Teaching: “Veloce e divertente. Il mio slogan è ‘fast, fun and fantastic’: è inutile studiare ore e ore che poi non rimane impresso niente, basta imparare una cosa sola al giorno e i risultati si vedono. Bastano 5 minuti per fare una lezione d’inglese. Insegnando ai bambini sono diventata brava a catturare l’attenzione degli allievi e ho scoperto che imparare giocando è più efficace”.
“Io non sono un’influencer: non faccio marketing e pubblicità per altri brand sui miei profili. I miei guadagni derivano dalla scuola, che lo scorso anno ha fatturato circa 4 milioni di euro. Proponiamo diversi corsi a pagamento, tutti online: io curo i contenuti e le lezioni. Abbiamo 50 mila allievi. You can trust me: puoi fidarti di me, perché sono competente e mi sono sempre comportata in modo professionale anche sui social, non faccio drama. Condivido il mio contenuto di valore ma non le mie vicende personali, per esempio dove vado in vacanza”, ha detto.
A livello di scuola media i nostri alunni raggiungono più che buoni risultati nello studio dell’inglese: questa è la fotografia della scuola secondaria di primo grado italiana emersa lo scorso 12 luglio, a seguito della presentazione del Rapporto Invalsi 2023 relativo alle prove impartite quest’anno (2,6 milioni cartacee e 5,2 milioni computerizzate) agli studenti della scuola primaria, della secondaria di primo grado e di secondo grado.
Secondo i dati forniti da Invalsi, migliorano di gran lunga i risultati in inglese, in modo costante negli anni. I risultati in italiano e matematica sono alquanto stazionari. Permangono divari territoriali, anche se al Sud ci sono molti risultati in controtendenza che sfiorano i livelli pre-pandemia.
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