Il tetto “psicologico” delle 400mila nascite all’anno sta per essere sfondato (al ribasso, ovviamente): gli ultimi dati ufficiali diffusi dall’Istat sono quelli del 2021, quando si registrarono proprio 400mila nati.
Ma ormai è sicuro che nel 2022 si scenderà nettamente sotto questo valore.
Nei primi 11 mesi dell’anno le nascite sono diminuite del 3% rispetto all’anno precedente e quindi è molto probabile che nel 2022 si arrivi a malapena a 390mila nascite.
Nella giornata di lunedì 20 l’Istat dovrebbe fornire i dati ufficiali che, in ogni caso, non potranno che confermare il trend degli ultimi anni con una decrescita riguardante soprattutto le regioni del sud, Sicilia compresa.
E’ ormai da anni che il calo è costante e inesorabile: si è passati dai 500mila nati circa del 2014 ai 400mila del 2021; lontani, lontanissimi i tempi degli anni 60 e 70 quando le nascite si aggiravano intorno al milione di bambini e bambine, ci si sta ormai avviando verso una decrescita neppure troppo felice.
Ovviamente le conseguenze sul sistema scolastico sono palpabili e si faranno sentire sempre di più in futuro.
I problemi maggiori riguardano non tanto le scuole secondarie di secondo grado che coprono in genere un territorio piuttosto ampio e quindi risentono di meno del decremento.
Le difficoltà sono invece pesanti ed evidenti soprattutto nelle aree più decentrate; ci sono ormai molti piccoli Comuni dove nascono meno di 10 bambini all’anno e dove spesso si fa fatica a istituire la classe prima.
Nei Comuni più piccoli stanno entrando in crisi anche le scuole dell’infanzia (spesso è difficile avere anche solo 18-20 bambini per far funzionare una sezione unica).
Addirittura in diversi casi si stanno formando persino pluriclassi in località anche di 15-20mila alunni in cui funzionano più plessi.
Insomma, forse bisognerà ripensare il modello scolastico della scuola primaria nel suo complesso.
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