Le dimissioni del ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, hanno colto tutti di sorpresa e regalato un inconsueto Natale agli operatori della scuola.
Abbiamo rivolto qualche domanda a Marcella Raiola, docente di Lettere Classiche, due dottorati di ricerca, di ruolo da due anni dopo 15 di precariato, iscritta ai Cobas Scuola Napoli e da sempre in lotta contro i tagli all’Istruzione e contro l’aziendalizzazione della Scuola dall’epoca della Gelmini.
Il ministro Fioramonti si è inaspettatamente dimesso, in nome di una coerenza con i principi cui ha ispirato il suo mandato. Che ne pensa?
“Molti stanno lodando il dimissionario ministro Fioramonti per la sua “coerenza”, ma la coerenza, per chi riveste il suo ruolo, sta nel mantenere il punto sulla propria idea di scuola, non sull’entità del gruzzolo che si riceve per realizzarne una comunque conforme ai diktat di Confindustria e dei mercati! Coerente sarebbe stato se si fosse dimesso a fine novembre, quando il Pd, come lui stesso ha incredibilmente dichiarato, lo ha scavalcato e umiliato per imporre, rendendoli obbligatori, l’Invalsi e l’alternanza scuola-lavoro come requisiti di accesso agli esami di maturità, specie considerando che il suo partito ha preso voti promettendo di eliminare proprio queste due odiose pratiche, che sono il contrassegno più evidente della distruzione della Scuola della Costituzione”.
Non crede che Fioramonti abbia lavorato in un clima politico non facile, dominato da una maggioranza di governo difficile e composita?
“Comprendo il disagio del ministro (espresso in alcune interviste da lui rilasciate) per la pronità del suo partito alle politiche razziste della Lega, così come la sua insofferenza per le pratiche non democratiche di gestione interna adottate dal Movimento 5 Stelle, ma sarebbe anche qui più “coerente”, appunto, riconoscere in queste scelte da lui non condivise l’effetto della adesione piena dei partiti di governo a quei principi neoliberisti e a quella concentrazione di capitali che sta azzerando i diritti, generando sofferenza sociale immane e determinando il collasso ambientale del pianeta”.
Qual è il tema cruciale su cui secondo lei dovrà lavorare il nuovo ministro dell’Istruzione?
Chi desiderasse veramente invertire la rotta delle politiche scolastiche, come Fioramonti ha talvolta sostenuto di voler fare, dovrebbe, dall’alto della propria carica, richiamare fortemente l’attenzione, sulla centralità e crucialità del tentativo di regionalizzazione (privatizzazione) della Scuola statale e, di conseguenza, sulla polverizzazione della unità culturale, fisica e istituzionale del paese, cosa che sta avvenendo senza quasi alcuna eco mediatica, il che è scandaloso per un processo che praticamente ridisegnerebbe la “forma” istituzionale stessa del paese, determinando il passaggio dalla Repubblica una e indivisibile dell’art. 5 della Costituzione ad una sorta di confederazione di stati regionali autonomi, diseguali e in competizione tra loro per l’accaparramento delle risorse.
Insomma sotto queste dimissioni può nascondersi altro?
Queste “nobili” dimissioni non mi convincono. Credo nascondano una necessità strategica o un pervenuto ordine di avvicendamento, e temo che la sostituzione abbia a che fare con l’accelerazione che si vuole imprimere al processo di regionalizzazione.
A pensar male, come si dice, si fa peccato, ma quasi mai si sbaglia.
Concludendo, inviterei (giocosamente, ma non troppo) il dimissionario ministro, ora che è libero da impegni, ad unirsi al Comitato napoletano “No Autonomia differenziata”, che il prossimo 28 dicembre ha programmato un volantinaggio davanti al terminale della Stazione Centrale!