I dipendenti pubblici sono sempre di meno, più vecchi e precari. E aumenta anche la spesa complessiva. Non è una fotografia incoraggiante quella scattata sui travet, nell’ultimo giorno di gennaio, dalla Ragioneria generale dello Stato attraverso il tradizionale Conto annuale. I dati, del resto, erano prevedibili, alla luce del perdurante blocco del turn over e alla stretta sull’accesso alla pensione arrivato con la riforma Fornero.
A causa del blocco del turn over, in un solo decennio, tra il 2006 e il 2016 l’età media è cresciuta di quasi quattro anni arrivando per la prima volta sopra i 50 anni. Inoltre, il personale pubblico nel 2016 è costato oltre 159,6 miliardi con un aumento di 126 milioni rispetto al 2015 (+0,079%).
La Ragioneria ha poi segnalato che “l’Italia, in valore assoluto, possiede un numero di occupati di gran lunga inferiore rispetto agli altri paesi, ad eccezione della Spagna. Con riferimento al 2016, il numero dei pubblici dipendenti italiani è circa il 71% rispetto ai colleghi tedeschi e il 65% rispetto agli inglesi mentre la percentuale di dipendenti pubblici in Italia rasenta il 60% rispetto al dato francese”.
Nel 2016 i lavoratori della pubblica amministrazione sono diminuiti nel complesso di circa 10.000 unità ma mentre i lavoratori dipendenti sono diminuiti di 30.000 unità (da 3,054 milioni a 3,024 milioni) i lavoratori precari sono cresciuti di oltre 20.000 unità (da 203.096 nel 2015 a 223.406 nel 2016).
Rispetto al 2010, invece, il numero dei precari si è ridotto dato che in quell’anno erano 250.266 mentre nel 2006 ne risultavano addirittura 334.326 (oltre 248.000 dei quali nella scuola).
Le donne restano la quota prevalente del personale nel complesso con oltre 1.839.000 persone a fronte di 1.408.366 uomini.
Appare in calo sia il personale delle forze armate (da 181.523 a 178.639) sia quello delle forze di polizia (da 312.132 a 308.765) ma anche quello del servizio sanitario nazionale (da 653.471 a 648.663).
La scuola va in controtendenza: grazie al piano straordinario della Buona Scuola, oggi tra docenti e Ata si contano 1.106.180 lavoratori, in crescita rispetto ai 1.085.082 del 2015. Anche il numero dei precari è scesa di qualche decina di migliaia di unità, grazie al piano straordinario di assunzioni previsto dalla Legge107/15.
Mentre per l’età media dei suoi lavoratori, il comparto istruzione è allineato agli altri, visto che il corpo docente oggi è in prevalenza over 50 anni e anche per il personale Ata non sono previsti “sconti” rispetto alla riforma pensionistica che permette di lasciare solo dopo i 66 anni e 7 mesi (67 anni dal 1° gennaio 2019).
Una curiosità: oltre 565.000 persone non hanno titoli oltre la scuola dell’obbligo mentre quasi un milione di lavoratori della pubblica amministrazione ha la laurea mentre circa 120.000 persone hanno un titolo posto laurea.
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