Abbiamo scritto in precedenza, che è stato reso disponibile l’elenco delle 100 scuole secondarie di secondo grado (indirizzi liceali e tecnici) ammesse alla sperimentazione del diploma in 4 anni. Le scuole in questione (75 indirizzi liceali e 25 indirizzi tecnici) sono così distribuite: 44 al Nord, 23 al Centro, 33 al Sud. Dei 100 istituti, 73 sono statali, 27 paritari.
Le richieste di entrare a far parte della sperimentazione sono state però in tutto 192, tanto da fa pensare al Ministero dell’Istruzione di aggiungere 92 scuole all’elenco entro gennaio, in modo da poter iniziare entro l’anno scolastico 2018/2019. Prima però, la proposta verrà girata al CSPI, che fornirà un parere in merito.
I numeri forniti dal Miur non convincono la Flc Cgil, fra i contrari della prima ora alla sperimentazione: “Il MIUR ha annunciato l’intenzione di voler estendere la sperimentazione ad altre 92 scuole, scrive il segretario Flc Cgil Francesco Sinipoli, in pratica a quasi tutte quelle che hanno partecipato alla selezione. Tuttavia, poiché gli istituti statali ad indirizzo tecnico e liceale sono oltre 2000, sembra evidente che le scuole non hanno condiviso la scelta unilaterale del Ministero di attivare la sperimentazione senza alcun coinvolgimento della comunità educante. Di fatto, l’esito evidentemente negativo della selezione (75 indirizzi liceali su 100) ha dato ragione a quanti, avevano chiesto di ritirare la sperimentazione quadriennale”.
Il sindacato parla addirittura di fallimento della procedura: “il Ministero, piuttosto che provare a recuperare sui numeri, dovrebbe ammettere il fallimento della procedura avviata e che, per gli esiti che ha già ha manifestato e per i limiti che la sperimentazione porta con sé fin dalla sua elaborazione, non consentirà mai di valutare le conseguenze che il taglio di un anno di scuola secondaria di secondo grado potrebbe avere sui livelli di apprendimento degli studenti”.
Infatti, la tesi sostenuta dal sindacato e da molti detrattori al progetto è che il diploma in 4 anni potrebbe rivelarsi deleterio per l’apprendimento e l’offerta didattica: “Il taglio di un anno impoverisce drasticamente la qualità dell’offerta formativa del sistema scolastico pubblico, danneggia le fasce più deboli della popolazione scolastica e causa una perdita di organici, di fatto configurandosi come mera operazione di cassa. Inoltre, non si può realizzare un intervento di riforma dei cicli scolastici riducendo la durata delle scuole secondarie superiori, senza ragionare dell’intero sistema”.
Non ultimo fra i problemi presentati dai contrari alla sperimentazione, c’è anche quello relativo al possibile taglio agli organici.
Unicobas, ad esempio, ha elaborato un calcolo secondo cui a pieno regime l’introduzione del liceo breve porterebbe alle perdita di circa 35.000 cattedre e di migliaia di posti Ata: “è il calcolo che abbiamo fatto e che indirettamente il Governo conferma dicendo che ci sarebbe un risparmio di un miliardo e 400 milioni”, spiega Stefano d’Errico.
Forse è un po’ troppo presto per arrivare a conclusioni in merito al diploma in 4 anni, anche perché si tratta pur sempre del primo anno, per cui non sorprende una partenza a rallentatore. Inoltre, le adesioni di queste scuole sono frutto di decisioni degli organi collegiali, il che indica un giudizio positivo presente, seppur in parte.
Tuttavia, è innegabile che il Miur si aspettava un numero maggiore di partecipazione alla sperimentazione.
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