“Non è un discorso nuovo, nè impresa facile, come si è già visto” ripensare ad articolazioni dei percorsi di studio, “con l’obiettivo di un diploma a 18 anni”. Così Scrima entra subito nel merito della questione, chiedendo inoltre quale senso abbia proporre riforme ordinamentali cosi importanti e di così lunga verifica democratica, quando questo governo tecnico sta per chiudere il proprio ciclo politico.
“Ci chiediamo allora che senso abbia mettere in azione fantomatici gruppi di lavoro per compiti che si sa già in partenza di non poter svolgere, quando sarebbe bene dedicarsi a risolvere i problemi che anche quest’anno rendono travagliato l’avvio dell’attività delle scuole”.
Ma il nocciolo del problema è comunque ineludibile: se qualcuno ha nostalgie di riforme nei confronti delle quali già a sua tempo e con fermezza abbiamo espresso la nostra disapprovazione, diciamo subito che non abbiamo cambiato parere.
“Non accetteremmo”, dice Francesco Scrima, “progetti che mortifichino e penalizzino quella parte del nostro sistema scolastico capace di restituire i migliori risultati, come avverrebbe se la ‘grande trovata’ fosse quella di uno scivolamento in basso degli attuali percorsi, anticipandoli tutti di un anno”.
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