Come abbiamo visto in precedenza, lo scorso 15 novembre si è tenuta l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato sul tema dei diplomati magistrale inseriti in GaE. Il parere dovrebbe essere reso pubblico entro qualche settimana, o comunque difficilmente si andrà oltre Natale.
Abbiamo ribadito altre volte, che lo scenario davanti ai giudici del Consiglio di Stato è comunque piuttosto vario: c’è chi ha ottenuto l’immissione in ruolo con riserva, ed altri che invece hanno avuto l’accantonamento del posto, mentre altri ancora stentano invece a farsi riconoscere il diritto a partecipare alle procedure per il ruolo.
Ma soprattutto, ad attendere il verdetto, i diplomati magistrali si dividono anche in 2 categorie: quelli che hanno lavorato a scuola, seppur da precari, e quelli che invece potrebbero avere una chance proprio adesso, dopo magari molti anni di altri lavori o di altre scelte di vita, come abbiamo visto in precedenza.
A proposito della prima categoria, riportiamo un estratto del Corriere della Sera, che racconta l’esperienza di Rosa, diplomata magistrale del 1999 che lavora però come precaria, lontano da casa, dall’età di 23 anni: “il mio diploma era considerato abilitante e quindi potevo insegnare nelle scuole elementari. Mi hanno chiamata a Vicenza. Sono andata via dalla Calabria e non sono più tornata. Non ho mai smesso di lavorare: a volte ho avuto contratti per sostituzioni maternità, altre volte per malattie di docenti, e adesso, da quando sono nelle Graduatorie ad esaurimento, ho contratti annuali, da settembre a giugno”.
Parlando delle Gae, la docente afferma: “ho scoperto tristemente che non tutti siamo insegnanti da una vita, come credevo. Infatti penso che bisognerebbe fare delle distinzioni, tra chi ha sempre lavorato e chi no”.
Nel senso che chi ha insegnato tanti anni, secondo la Sigillò, non dovrebbe rimanere indietro nelle GaE rispetto a chi non ha mai messo piede in un’aula.
Ovviamente, come sanno benissimo tutti i docenti precari, le spese per la formazione e l’aggiornamento professionale sono a carico loro, come fa notare Rosa:” l’aggiornamento? L’ho sempre fatto, ma pagato da me: non essendo di ruolo, non potevo accedere ai corsi per gli insegnanti di ruolo, pagati dal ministero dell’Istruzione. All’epoca, quando avevamo iniziato la battaglia per l’abilitazione, avevamo provato a chiedere di partecipare anche all’aggiornamento professionale, secondo me era legittimo. Ma ce lo hanno negato, e così mi sono organizzata di conseguenza. Quando ad esempio sono capitata in una prima, mi sono iscritta ad un corso di letto-scrittura, perché non volevo rischiare di trovarmi impreparata”.
L’esito resta incerto. Come riportato altre volte, i dubbi della VI sezione del Consiglio di Stato, riguardano principalmente la legittimità di consolidare un orientamento che ritenesse legittimo l’inserimento tardivo in graduatoria di aspiranti docenti per effetto del possesso di un mero titolo di studio e senza una vera e propria esperienza di insegnamento alle spalle.
Altra questione importante da capire è quella relativa a chi non ha presentato ricorso: qualora il giudice desse ragione ai ricorrenti, non è affatto certo che il parere favorevole possa essere utile a far entrare nelle GaE anche tutti coloro che hanno un diploma magistrale ma non hanno presentato formale ricorso, puntando invece solo ai ricorrenti.
Sempre sul terreno delle ipotesi (forse più fantasiosa, ma non si sa mai), si potrebbe anche decidere di far valere il servizio svolto da precari, quindi quello di ammettere in GaE solo i docenti che hanno esperienza di insegnamento, lasciando fuori il resto.
Ma, ricordiamo, si tratta di ipotesi. Pertanto, è necessario aspettare per sapere la decisione dell’Adunanza.
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