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Diplomati, il voto conta poco e solo 1 su 3 trova un lavoro coerente con gli studi

Le conoscenze e competenze d’indirizzo vengono poco utilizzate dagli studenti fuori il contesto scolastico. E il peso del voto di maturità non avrebbe un’incidenza particolare nelle scelte dei datori di lavoro. A sostenerlo è la Fondazione Agnelli, attraverso uno specifico rapporto sull’occupazione dei diplomati negli istituti Tecnici e Professionali presentato il 1° febbraio al ministero dell’Istruzione.

La metà dei diplomati deve accontentarsi di un impiego qualsiasi

Dal rapporto emerge che a 24 mesi dal conseguimento della maturità soltanto un diplomato su tre (34,3%) svolge un lavoro coerente col titolo di studio conseguito e la metà dei diplomati (51,3%) deve accontentarsi di un impiego qualsiasi.

Il rapporto – che prende in considerazione i ragazzi che hanno conseguito la maturità nei tre anni scolastici 2011/12, 2012/13, 2013/14 incrociando i dati dell’Anagrafe Nazionale degli Studenti con le comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro – segnala che su 100 diplomati soltanto 30 si sono iscritti ad un corso universitario.

Gli altri hanno preferito entrare subito nel mercato del lavoro, dove però in questi anni non hanno trovato un contesto particolarmente favorevole: non più del 28% ha lavorato per più di sei mesi nei primi due anni post-diploma; nello stesso periodo, il 14,7% ha svolto lavori saltuari e frammentari.

Nel 27,4% dei casi, invece, i diplomati non hanno seguito né l’una né l’altra strada entrando di fatto nella categoria dei Neet, quindi ritrovandosi senza lavoro e senza conseguire alcun corso di studi.

Inoltre, sempre a detta della Fondazione Agnelli, il voto di maturità non sarebbe tenuto in gran conto dai datori di lavoro e dall’ufficio del personale addetto alla selezione dei candidati a conquistarsi il posto.

Disomogeneità territoriali e donne ancora svantaggiate

In assoluto, la metà dei diplomati che lavorano ha già raggiunto entro i primi due anni dalla fine della scuola una posizione stabile: il 22,2% ha un contratto a tempo indeterminato e circa il 27,6% è inserito in un percorso di apprendistato.

Per ottenere un contratto con una durata di almeno trenta giorni continuativi i diplomati hanno atteso in media nove mesi e la maggioranza dei diplomati ha trovato un’occupazione entro 40 chilometri da casa. Anche se a livello territoriale, tuttavia, su questo fronte si registrano forti disomogeneità.

L’analisi della Fondazione Agnelli conferma poi alcune tendenze più generali del mercato del lavoro: lo svantaggio delle diplomate rispetto ai colleghi di sesso maschile, quello dei diplomati di cittadinanza non italiana e di coloro che hanno strappato il diploma dopo carriere scolastiche accidentate o con qualche anno di ritardo.

Alessandro Giuliani

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