Sono numeri da capogiro quelli che riguardano la sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 20 dicembre, su cui l’Avvocatura dello Stato ha appena ha espresso il proprio parere prospettando effetti graduali per l’esclusione dalle GaE, favore della quale, dopo i sindacati Confederali, anche il Miur auspica una soluzione legislativa.
Secondo le stime dell’Ansa, sono 2mila tra maestre e maestri senza laurea (che hanno fatto ricorso) colpiti dalla sentenza del Consiglio di stato del dicembre scorso: verranno subito esclusi dalle graduatorie per il ruolo.
Ma a rischio sono molti di più: con l’arrivo nei prossimi mesi delle sentenze da parte dei Giudici del lavoro e dei Tar, il posto è potenzialmente a rischio per 10-15mila diplomati magistrali e tra questi ci sono 5.665 persone, già di ruolo, che negli anni hanno maturato anzianità ed esperienza e spesso hanno fatto scelte di vita importanti (come trasferirsi da una regione all’altra) per non perdere la cattedra.
“La loro sfortuna – scrive l’agenzia di stampa – è stata che il contratto da loro firmato conteneva una clausola risolutiva espressa che ne mette a rischio il posto a tempo indeterminato. La platea complessiva interessata da questa intricata vicenda supera le 43 mila persone inserite nelle graduatorie ad esaurimento che tuttavia lo sono state a vario titolo: alcune sono attualmente in servizio, molte altre invece non hanno fatto neppure un giorno di insegnamento”.
Stiamo parlando di maestri con diploma magistrale a cui fino al 2001/02 è stata data la possibilità di inserirsi in graduatoria. Ma una legge del ’90 aveva nel frattempo previsto che servisse la laurea per insegnare anche alle scuole elementari; di qui il crearsi del caos.
Dal lato opposto vi sono coloro, circa 23 mila, laureati e molti vincitori di concorso, che aspirano a quei posti che i diplomati non laureati lascerebbero liberi se la magistratura continuasse a dare loro torto. Coloro che si sono imposti nella selezione nazionale, comunque, già hanno pieno diritto all’accesso al ruolo.
Di qui la richiesta dei sindacati Confederali e della Gilda di un intervento del Governo, con un provvedimento d’urgenza, “che faccia salvi gli interessi di tutte le persone coinvolte ed eviti che si comprometta il buon andamento dell’attività scolastica”: per Flc-Cgil, Cisl e Uil la soluzione passerebbe per un concorso riservato, cui potrebbero accedere sia i diplomati magistrale sia i laureati in Scienze della formazione primaria.
“Il settore è in sofferenza – ragiona Maddalena Gissi, della Cisl Scuola – non ci sono maestri, soprattutto al nord, in rapporto alle richieste e soprattutto nelle scuole elementari e per il sostegno. Di qui la richiesta alla politica di un provvedimento di sistema”.
Per un’operazione del genere, però, servono nuove norme. E un Governo, al momento invece in alto mare. La soluzione di tipo legislativo, in sede parlamentare, viene caldeggiata anche dal Miur, “nel rispetto dei diritti di tutte e tutti, a partire da quelli delle studentesse e degli studenti”, e si è messo a disposizione per il supporto tecnico-
amministrativo necessario. In questo senso è già stata programmata una prima riunione tecnica di approfondimento con i sindacati il prossimo 3 maggio.
C’è anche, però, chi non si limita a chiedere e a trattare ai tavoli. Per la prossima settimana, il 28 aprile, il Coordinamento Diplomati Magistrali Abilitati ha indetto uno sciopero della fame.
Per il 2 e 3 maggio prossimi è stato poi indetto uno sciopero dal Saese, cui ha aderito l’Anief, che ha anche programmato una manifestazione finale a Roma, con richiesta di inserimento immediato nelle GaE di tutti i diplomati magistrale ed abilitati in generale (senza il concorso riservato richiesto da Flc-Cgil, Cisl e Uil).
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