Come abbiamo riportato in precedenza, si attende l’esito della Corte di Cassazione in merito all’inserimento nelle Gae dei diplomati magistrali, uno degli spiragli dopo la doccia fredda dell’ultima Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, che ha ribadito l’esclusione dei docenti con diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002.
I giudici della Cassazione, si sono riuniti il 12 marzo scorso, in seduta a porte chiuse e pertanto, l’esito potrebbe arrivare a breve.
Diplomati magistrali: si spera nella Cassazione
La questione è molto complicata e per questo era stato proposto il ricorso avverso la sentenza dell’Adunanza plenaria del 20.12.2017, essendosi rilevato un eccesso di potere giurisdizionale da parte del Consiglio di Stato.
Come abbiamo avuto modo di riferire anche in altri articoli, a pesare sulla vicenda c’è senza dubbio la mancata presa di posizione da parte della politica, del tutto colpevolmente assente sino ad ora.
Il concorso straordinario infanzia e primaria previsto dal decreto dignità resta comunque poca cosa in raffronto alla platea di interessati. Per non contare il fatto che le assunzioni dei vincitori del concorso straordinario potrebbero restare parcheggiati per un po’ di tempo in graduatoria.
E adesso, in caso di esito negativo anche in Cassazione, le ricadute occupazionali saranno veramente drammatiche per migliaia di famiglie.
C’è comunque un piccolo lumicino di speranza che il verdetto possa essere positivo. In tal caso la situazione, anche se non maniera repentina e drastica, potrebbe assumere certamente contorni migliori degli attuali.
Diplomati magistrali: i motivi del no della Plenaria
I punti cardine della nuova pronuncia sono quattro:
– i decreti di aggiornamento delle graduatorie (in particolare del d.m. n. 235 del 2014), non hanno natura normativa né possono qualificarsi quale atto amministrativo generale; rivolgendosi a destinatari già noti al momento dell’adozione, ovvero tutti coloro e solo coloro che sono già inseriti nelle GAE, i decreti di aggiornamento sono quindi atti amministrativi che si rivolgono ad un gruppo delimitato di soggetti, qualificabili quindi quali atti amministrativi “collettivi”;
– conseguenza della predetta natura dei DM di aggiornamento è che l’annullamento del DM 235/2014 disposto dal Consiglio di Stato con sentenza 1973/2015, non può avere efficacia generale (“erga omnes”), bensì limitata ai soli ricorrenti;
– il diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002 non ha valore abilitante, in quanto allo stesso viene riconosciuto valore legale solo in via “strumentale”, nel senso, di consentire a coloro che lo hanno conseguito di partecipare alle sessioni di abilitazioni o ai concorsi pur se privi del diploma di laurea in scienze della formazione;
– non è invocabile l’istituto del “prospective overruling”, ossia la possibilità di applicare i principi enunciati nella sentenza 11/2017 ai soli ricorsi depositati dopo il 20.12.2017.
Quattro argomenti, quelli utilizzati dall’Adunanza plenaria, che potrebbero chiudere la partita, sebbene il prossimo 12 maggio saranno chiamate anche le Sezioni unite della Corte di Cassazione ad esprimersi sul caso.
Diplomati magistrali: per Bussetti il “caso è chiuso”
“Abbiamo risolto il problema dei diplomati magistrali che da dicembre 2017 non era mai stato più ripreso in mano”, ricorda tuttavia il ministro Bussetti, alludendo al concorso straordinario in atto che si sta svolgendo: “In questo momento abbiamo la necessità di stabilizzare i nostri docenti e quindi abbiamo avviato con l’ultima legge finanziaria i presupposti per avviare in tempi anche veloci le procedure di reclutamento per i docenti”, ha spiegato Bussetti.
Quindi per Bussetti ed il Ministero la questione è chiusa.