Manca una manciata di giorni, meno di una settimana, al nuovo pronunciamento dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, fissato per il 12 dicembre e scaturito dalla volontà della VI sezione dello stesso organo di rilievo costituzionale, per stabilire se i maestri del primo ciclo in possesso di diploma magistrale debbano o meno stare nelle GaE.
A trepidare, sperando in una soluzione opposta a quella di un anno fa, sono oltre 60 mila docenti diplomati prima del 2001/12; di contro, a sperare in una conferma del pronunciamento del dicembre scorso sono un numero ancora maggiore, composto da decine di migliaia di docenti più giovani, laureati e abilitatisi negli ultimi tre lustri frequentando i corsi di Scienze della formazione primaria.
Una questione da “rimeditare”
Si è giunti a questa nuova inaspettata adunanza, dopo che il Collegio, pronunciandosi in sede giurisdizionale, ha affermato che, nonostante la nota pronuncia n.11/2017 emessa dall’Adunanza Plenaria, la questione dell’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento dei soggetti muniti di diploma magistrale, debba essere rimeditata.
In pratica, nell’ambito di un giudizio d’appello avverso una decisione del Tar Lazio, che facendo applicazione dei principi sanciti dalla sentenza dell’Adunanza plenaria n. 11/2017 aveva respinto un ricorso proposto avverso il DM 400/2017, la VI sezione del più alto organo di consulenza giuridico-amministrativa ha nuovamente rimesso all’Adunanza plenaria l’ormai annosa questione dell’inserimento in Gae dei diplomati magistrale.
“Dovrebbe intervenire la politica”
Cosa dobbiamo attenderci da questo ennesimo esame dei giudici, relativo ad un contesto giuridico-scolastico che sta sempre più assumendo le sembianze della tela di Penelope? Come già rilevato da questa testata giornalistica, il quadro risulta davvero complesso.
Di sicuro, hanno ripreso vigore i legali di parte, a difesa dei maestri con diploma magistrale ante 2001/12, dopo la “batosta” del 20 dicembre scorso.
Per gli avvocati Bonetti e Delia, c’è ora la possibilità di “sanare la posizione di tutti coloro che abbiano impugnato gli atti amministrativi, al fine di procedere al loro inserimento in GAE a pieno titolo. Ora si apra un dibattito politico diretto a risolvere la questione, che non potrà essere devoluto solo alla decisione del Consiglio di Stato in sede Plenaria e a quella della Corte Costituzionale, che non potrà non incidere sull’appena indetto concorso straordinario. Consentire la partecipazione a concorso solo di una parte dei soggetti interessati e che da anni sono nelle GaE, o che hanno addirittura preso il ruolo, non appare una misura in alcun modo sufficiente a risolvere il problema di così tante persone che da anni mandano avanti la scuola pubblica italiana”.
Il riferimento è al bando di concorso straordinario infanzia e primaria, la cui procedura riservata è stata dedicata proprio ai diplomati magistrale che avevano ottenuto l’inserimento nelle GaE e l’immissione in ruolo con riserva. Anche se in questo modo alla maggior parte dei maestri con lo stesso titolo è stata preclusa dalla possibilità di parteciparvi.
In ballo molte sentenze passate e pure la riapertura delle GaE
Parla anche Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, che si dice fiducioso sull’esito: potrebbe essere giunta l’ora, dice, “di chiarire se le sentenze da noi ottenute e già passate in giudicato, debbano o meno intendersi con valenza erga omnes, come noi abbiamo da sempre sostenuto. Se avremo ragione, chiederemo con forza che il Miur rispetti il giudicato e siamo convinti che non potrà più esimersi dal riaprire le graduatorie a esaurimento a tutti i docenti abilitati”.
Stavolta, continua Pacifico, i giudici “dovranno chiarire se l’annullamento del decreto ministeriale 2014, di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, passato ‘in-giudicato’ e richiamato nei successivi decreti ministeriali di aggiornamento annuale di scioglimento della riserva, travolga gli stessi”, ma anche se “l’abilitazione è soltanto strumentale alla partecipazione ai concorsi oppure transitoria e valevole solo durante il processo di riforme del sistema di formazione iniziale degli insegnanti, con l’introduzione del corso di scienze della formazione primaria e comunque non più dal 1° settembre 2018 come disposto dal decreto legislativo n. 62/2018”.
L’Adunanza, infine, dovrà “esprimersi sul possibile conflitto tra questa controversia e il nuovo concorso riservato, previsto dal ‘decreto dignità’ ovvero dalla legge n. 96/2018, laddove pure ammettendo i diplomati magistrali alla procedura riservata esclude coloro che non hanno svolto i 24 mesi di servizio”.
Tutti in attesa, anche i Tar…
Chiudiamo con l’ipotesi formulata dal legale Dino Caudullo: “Una nuova pronuncia del massimo consesso della Giustizia amministrativa che dovesse ribaltare la decisione dello scorso anno, potrebbe infatti rimettere tutto in discussione, riaprendo le porte delle Gae ai diplomati magistrale e facendo ritornare sui suoi passi il Ministero che, a ben vedere, non sembra aspettare altro che le decisioni di merito sui ricorsi per espellere dalle Gae i diplomati inseriti con riserva”.
Secondo Caudullo, sarebbe però un errore lasciarsi andare a facile quanto ingiustificati “trionfalismi”: ora più che mai, è meglio stare con i piedi per terra.
Ad attendere cosa diranno stavolta i giudici. Un concetto che sta passando anche tra i Tar, visto che il parere della plenaria, in un modo o nell’altro, non può non condizionare le loro sentenze.