“Abbiamo risolto il problema dei diplomati magistrali che da dicembre 2017 non era mai stato più ripreso in mano”: è uno dei punti toccati dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, nel corso di un suo intervento a Conegliano, in provincia di Treviso, tenuto sabato 23 marzo.
“In questo momento abbiamo la necessità di stabilizzare i nostri docenti e quindi abbiamo avviato con l’ultima legge finanziaria i presupposti per avviare in tempi anche veloci le procedure di reclutamento per i docenti”, ha spiegato Bussetti.
Poi, il titolare del Miur ha detto che il Governo ha “risolto il problema dei diplomati magistrali che da dicembre 2017 non era mai stato più ripreso in mano”, ovvero dalla prima sentenza negativa del Consiglio di Stato.
Il riferimento del ministro è al concorso riservato ai maestri abilitati all’insegnamento, ma non solo quelli con diploma magistrale ante 2002, appena scalzati dalle GaE per via del giudizio dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato: a quel concorso, infatti, possono partecipare anche altri abilitati, a partire dai laureati in Scienze della formazione primaria: una volta terminato il colloquio non selettivo, si formeranno delle graduatorie regionali, attraverso le quali gli Usr potranno attingere per stipulare i contratti, anche a tempo indeterminato.
E quelle graduatorie saranno a scorrimento, negli anni. Quindi, non verranno soppresse.
A sentire molti maestri diretti interessati, però, la soluzione trovata dall’Esecutivo gialloverde non sarebbe ottimale, perché ha “mescolato” le esigenze dei precari storici, i diplomati magistrale, con quelli più giovani e con meno esperienza, i laureati in Scienze della formazione primaria.
Inoltre, lamentano il fatto che occorreranno diversi anni, forse decenni, prima di potere svuotare le nuove graduatorie regionali post-Gae: i posti che annualmente verranno messi a disposizione per le immissioni in ruolo, infatti, non saranno tantissimi.
Nel corso del suo intervento a Conegliano, Bussetti ha parlato anche di “altre procedure di reclutamento per dirigenti scolastici e personale amministrativo già state avviate.
Poi ha ribadito che l’educazione civica “non è solo studio della Costituzione: significa anche riservare un momento per i ragazzi dedicato al rispetto e alla legalità, a tutti quegli aspetti che fan parte della formazione dei nostri ragazzi e li coinvolgono nella vita civile di tutti i giorni”.
L’educazione civica comprende anche “educazione stradale, uso consapevole dei mezzi di informazione e dei device – ha concluso il ministro – anche per combattere i fenomeni di bullismo che purtroppo sono presenti nei nostri ragazzi, per responsabilizzarli e condividere con loro l’obiettivo di una scelta migliore”.
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