Il travaglio dei docenti diplomati magistrale continua a manifestarsi con situazioni paradossali.
In attesa che gli organi superiori della giustizia amministrativa mettano la parola fine all’annosa questione posta da questo ampio plotone di docenti – sono oltre 50 mila i diplomati sino al 2002 interessati all’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento -, non tutti gli insegnanti precari hanno deciso di attendere. Si sono fatti coraggio e hanno deciso di procedere per vie legali, a titolo individuale o attraverso ricorsi comuni, facendo i conti, però, con delle sentenze non sempre favorevoli.
Come è accaduto al maestro Alfredo Tarallo, supplente 50enne, che si è visto prima vedere il via libera all’immissione in ruolo, con il benestare del giudice del lavoro di Milano, per vedersi rigettare l’assunzione in secondo grado: così, il docente si è visto respingere le istanze presentate, costringendolo in tal modo al licenziamento e al depennamento dalle GaE.
Tarallo, rimasto senza lavoro, sarebbe sul punto di emigrare in Svizzera. Però, prima di lasciare l’Italia, ha deciso di far conoscere a tutto quello che gli è accaduto: domenica 19 giungo ha iniziato uno sciopero della fame, “contro la mancata soluzione politica – ha spiegato – all’ingiustizia subita dai diplomati magistrali”.
Tarallo sostiene che le conseguenze di questa situazione “sono ormai un guazzabuglio di immissioni in GeE di docenti dalle più svariate posizioni in graduatoria, chi con punteggi elevati chi con poche decine di punti, creando scompiglio e sgomento fra tutti i diplomati magistrali che si vedono sorpassare in graduatoria e assumere per supplenze lunghe anche da chi non ha mai messo piede a scuola”.
“Questi fenomeni di incongruità – dice il supplente 50enne – avvengono poiché alcuni docenti hanno vinto i ricorsi e sono stati inseriti in GaE, altri se li vedono rigettare per incompetenza e mancanza d’informazione da parte dei giudicanti. Il Miur – continua Tarallo -alle numerose richieste dei docenti di avere pari trattamento nel rispetto del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione Italiana, risulta sordo e muto. Il riconoscimento del diritto di immissione in ruolo non è avvenuto su una base logica e razionalmente condivisibile, ma soltanto secondo il “criterio” del tempismo nella presentazione del ricorso”.
Sono tante le situazioni che si accostano a quelle di Tarallo. Ci scrive una docente precaria, Lorena Fiorito: è incredibile come “una lotta per ottenere un sacrosanto diritto, si sia trasformata nel tempo in una guerra tra poveri (l’ennesima) combattuta a colpi di ricorsi più o meno costosi…affidandosi all’arbitrio giuridico, della giustizia italiana”.
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“In 17anni di precariato come maestra di scuola primaria in una provincia lombarda, tanti eventi si sono succeduti e tante situazioni assurde si sono verificate a random riguardo alla nostra vicenda…Stiamo assistendo in questi ultimi anni all’ennesima disparitá di trattamento, in una categoria già logorata ed annientata senza che lo stato e chi lo rappresenta, stia muovendo un dito per evitarla”.
Fiorito ricorda “le lotte per permettere a noi maestre/i di aspirare ad una stabilitá in virtù del nostro diploma: si perdono nella notte dei tempi e solo nel 2014, grazie alla sentenza di merito di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, che ha visto il Consiglio di Stato dare parere favorevole per tutti i diplomati magistrale..abbiamo ottenuto una piccola vittoria”.
“Sono obiettiva, non voglio sminuire l’importanza di questa traguardo né lo faró, vorrei solo sottolineare il lavoro straordinario, l’impegno e la lotta immane di pochi colleghi che dopo anni di soprusi, ci hanno permesso di ottenere un traguardo che meritavano da tempo (l’accesso alla seconda fascia d’istituto come abilitati in virtù del nostro titolo abilitante) e che la sola giustizia, non ci avrebbe mai consentito”.
Il problema, continua la precaria storica, è che “avremmo dovuto trovarci nelle graduatore provinciali ad esaurimento e aspirare alla tanta agognata stabilitá; trascorriamo invece il tempo, a dilapidare i nostri risparmi in ricorsi di vario genere( al giudice del lavoro, al Tar , al Consiglio di stato), affidandoci e alla sorte , e alla cabala della finta giustizia italiana. Lo scenario é dei peggiori perché non tutti abbiamo avuto fortuna di trovare giudici illuminati e di vincere un ricorso”.
Il risultato di questa giustizia schizofrenica è che “ci sono quindi gli eletti che per una buona dose di fattore B, si ritrovano dentro e addirittura con sentenze passate in giudicato, hanno ottenuto incarichi e ruolo magari senza aver mai lavorato o con pochissimi anni di servizio e pochissimi punti; i mediamente fortunati (con o senza servizio), che si ritrovano in Gae con riserva e aspettano il compiersi del destino con passiva fiducia; in ultimo gli sfigati, che nonostante i sacrifici, gli anni di lavoro, di lacrime e sudore, si ritrovano fuori da tutto e da ogni possibilità di stabilità sia a breve che a lungo termine , anche se magari per un attimo ne hanno accarezzato il sogno ritrovandosi di ruolo e subito dopo licenziati”. Come è accaduto al collega Alfredo Tarallo, in questi giorni in sciopero della fame.
Per superare queste disparità, la regione Lombardia ha presentato una mozione patrocinata dal M5S per sollecitare una risoluzione adeguata alla questione, ritenendo doveroso un intervento politico. I docenti diplomati magistrale sperano che venga accolta. Oppure che dirimere il tutto siano i giudici del Consiglio di Stato, con l’orentamento delle ultime settimane che sembrerebbero davvero favorevoli a d accettare le tesi dei precari ricorrenti.
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