E’ giunta sorpresa la decisione del Consiglio di Stato di rimettere nuovamente all’Adunanza Plenaria la decisione di inserire in GaE i diplomati magistrale. Infatti, stiamo parlando di un giudizio d’appello avverso una decisione del Tar Lazio, che facendo applicazione dei principi sanciti dalla sentenza dell’Adunanza plenaria n.11/2017, che aveva respinto un ricorso proposto avverso il DM 400/2017, è stata difatti depositata l’ordinanza n.5383/2018, con cui la VI sezione del Consiglio di Stato ha nuovamente rimesso all’Adunanza Plenaria l’ormai annosa questione dell’inserimento in Gae dei diplomati magistrale.
Si tratta di un vero colpo di scena, proprio in seguito alla pubblicazione del bando del concorso straordinario per la scuola dell’infanzia e primaria che, la soluzione proposta dal Governo, che però riesce a contemplare solo una parte della vasta platea di docenti con diploma magistrale.
Ne abbiamo parlato con Giulia Bertelli, della CUB Scuola, alla quale abbiamo anche chiesto un parere sul nuovo reclutamento previsto per la scuola secondaria.
La nuova Plenaria in merito ai diplomati magistrale ha spiazzato in molti. Cosa possiamo aspettarci? Le maestre hanno possibilità di ottenere la vittoria finale?
La necessità di una nuova Plenaria nasce dal pronunciamento avvenuto nella Camera di Consiglio dell’8/11/2018 in merito a due ricorsi che avevano avuto esito negativo post prima Plenaria del 20/12/2017. Si legge infatti, traducendo il linguaggio burocratico,che la Sesta sezione del Consiglio di Stato rimanda il giudizio nel merito di questa causa e rinvia il tutto all’Adunanza Plenaria per un approfondimento ed EVENTUALE revisione del suo giudizio negativo in relazione all’annullamento del D.M 235 istitutivo delle Graduatorie ad esaurimento del 2014 che nega l’inserimento dei diplomati magistrali. Quindi è sicuramente un passo molto importante perchè rimette in gioco tutta la situazione che riguarda la controversa e ormai quasi ventennale problematiche di maestre e maestri con diploma e sicuramente il fatto che si ritorni a rivalutare in giudizio è cosa positiva ma l’esito è come sempre incerto.
Ammesso che riescano a vincere, come si andrebbe a collocare il concorso straordinario, pensato dal Governo proprio per dare una soluzione alla questione?
Partiamo dall’assunto che questo concorso non è la soluzione per vari motivi. In primo luogo non è ciò che migliaia di insegnanti hanno chiesto e chiedono da mesi, ovvero un Decreto del Parlamento (la famosa azione politica suggerita addirittura dalla Plenaria stessa) che salvaguardi i ruoli cautelari, invenzione tutta italiana e che è priva di fondamento poiché nessuna assunzione a tempo indeterminato può essere cautelare bensì l’amministrazione accetta di assumere lavoratori con giudizio non ancora permanente e se ne assume la responsabilità. La riapertura delle GAE andando solamente a riprendere il principio che le istituisce, ovvero la presenza al suo interno di titoli abilitanti, aprirebbe spiragli anche per altre classi di concorso.
In secondo luogo non c’è la copertura economica sperata prodotta dai licenziamento dei diplomati in ruolo con cautelare che non potevano e non avranno mai udienze simultanee.
In terzo luogo non è misura a compensazione di anni e anni di
precariato con 12mila posti contro i possibili 200mila interessati.
Se finalmente la Giustizia volesse ridare il maltolto di quasi 20 anni di vessazioni nei confronti dei diplomati che finalmente vedrebbero la conferma dei ruoli e apertura GAE, potrebbe essere utile strumento per assumere i laureati in Scienze della Formazione che hanno un’abilitazione non conforme alle GAE diversamente dal Vecchio Ordinamento ed ai diplomati.
Cosa ne pensa della bozza della legge di bilancio in merito al nuovo reclutamento della scuola secondaria?
Sicuramente non risolve in maniera soddisfacente il problema del
precariato, in particolare quello costituito dai docenti di terza fascia di Istituto ai quali sarà riservato solo il 10% dei posti
disponibili. Diverso trattamento invece hanno avuto i docenti di II
fascia d’Istituto che, per accedere al ruolo, hanno partecipato ad una prova concorsuale non selettiva, anche se in alcuni casi, non
sussisteva alcun servizio. Ma vorrei far osservare, che la precondizione necessaria è che il Governo abbia una proposta univoca e non esternazioni contrastanti come quelle lette sul tema.
La proposta del ministro Salvini in merito all’abolizione del
valore del titolo di studio ha aperto un grande dibattito. Sul tema La Tecnica della Scuola ha anche lanciato un sondaggio. Cosa ne pensa lei?
Penso che il Movimento Cinque stelle sia soddisfatto visto che era uno dei suoi cavalli di battaglia in passato sempre che non sia stato riposto anche questo come molti altri. Io ritengo che il vero tema sia quello delle professioni regolamentate, ovvero il criterio utilizzato in buona parte dell’Europa per stabilizzare il personale della scuola. Infatti in molti paesi, se si insegna per più di tre anni vuol dire che si è insegnanti e si acquisisce l’abilitazione perché
l’Amministrazione locale ha ritenuto che il personale fosse idoneo a fare ciò che faceva. Questo rientra anche nel discorso della
stabilizzazione del precariato che vede solo un caso in Italia vincente contro migliaia di precari che hanno avuto solo poche e residuali soluzioni come i risarcimenti e il grande dono di potere essere precari a vita con l’abolizione del comma 37 della Legge 107 che vietava la reiterazione dei contratti.
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