La mobilitazione dei diplomati magistrale all’indomani della sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, prosegue su più fronti. Adesso, arrivano le dimissioni dagli incarichi accessori da parte di quei docenti che lavorano con diploma magistrale.
Da un alto si cerca di capire come muoversi nel futuro, nemmeno così tanto lontano, e risolvere il problema dal punto di vista “politico”, con i sindacati confederali della scuola, che hanno intessuto un dialogo con l’amministrazione, che però ha prontamente chiarito di non trasmettere alcune indicazioni prima del parere dell’Avvocatura di Stato, che sarà dopo le elezioni politiche.
Anche i sindacati alternativi hanno incontrato il Ministero, portando anche in questo caso ad un nulla di fatto e anzi, ad una mobilitazione maggiore; prima ci sarà lo sciopero degli scrutini intermedi, indetto dall’Anief nel periodo compreso fra il 29 gennaio e il 12 febbraio. Dopo, il 23 febbraio, ci sarà lo sciopero unitario voluto da Cub Scuola in un primo momento insieme all’Anief.
Non mancano le iniziative delle associazioni di docenti, Mida e Adida ad esempio, che oltre a scendere in piazza lo scorso 8 gennaio, stanno discutendo direttamente con il gabinetto del Ministero.
Non dimentichiamo le altre iniziative, come i flash mob o le fiaccolate che si sono svolte nelle scorse settimane in varie città italiane.
E fra i vari movimenti impegnati nella battaglia per i diplomati magistrale, c’è anche quello del Coordinamento Lavoratori scuola, che rendono note le iniziative a Milano e provincia. Alle proteste di piazza, i maestri e le maestre del territorio meneghino stanno affiancando le dimissioni dagli incarichi accessori, protesta che vuole mettere in difficoltà le scuole, colpendo l’organizzazione interna dell’istituto dal punto di vista degli incarichi: “Se per i tribunali il nostro titolo non è valido per la stabilizzazione – dicono i maestri e le maestre – non può esserlo neanche per l’assunzione di cariche di responsabilità funzionali al corretto andamento della scuola”.
Tale protesta, che in realtà per il coordinamento è una vera e propria campagna, riguarda una serie di attività che riguardano la scuola e il corpo docente in particolare: gli insegnanti stanno facendo pervenire ai dirigenti scolastici e alle segreterie delle proprie scuole lettere di dimissioni da incarichi come ad esempio, la carica di presidente di interclasse, responsabile di laboratorio, commissioni, progetti, responsabile di plesso, tutor di docenti neo-immessi o in formazione e tutte quelle altre attività di responsabilità non espressamente indicate nel contratto che i docenti da anni svolgono volontariamente per assicurare il buon funzionamento della scuola.
Il coordinamento in merito alla protesta, “spera che presto si estenda ad altre zone d’Italia e coinvolga anche tutti gli altri lavoratori della scuola precari (Tra, Pas, Sfp, non abilitati) che da anni reggono la scuola pubblica e lo Stato tiene in una perenne condizione di precarietà”.
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